92^ Giornata mondiale del risparmio

​(27 ottobre 2016) Intervento del Presidente dell’Associazione bancaria italiana, Antonio Patuelli

Per realizzare una svolta decisamente positiva rispetto agli effetti della grave e lunga crisi, occorre ricreare quel clima di fiducia che è indispensabile per la ripresa, per incoraggiare il ciclo virtuoso del risparmio e degli investimenti. Occorre innanzitutto una più solida certezza e stabilità del diritto. Le banche in Italia stanno sostenendo ogni sforzo per la ripresa. Senza “aiuti di Stato”, con il costo anche di salvataggi di banche in crisi e di Fondi obbligatori e volontari, lontane dagli scandali internazionali, le banche in Italia sospingono la ripresa con tempi ancora troppo lunghi della giustizia civile, con requisiti di capitale mai così alti, con i tassi più bassi, incorporando gran parte dei costi conseguenti allo “spread” fra titoli di stati, contraggono nuovi prestiti incoraggiando la domanda, come per i mutui, subiscono le contraddizioni dell’Unione europea e dell’Unione bancaria ancora prive delle indispensabili identiche norme di diritto bancario, finanziario, fiscale, fallimentare e penale dell’economia. Le Istituzioni europee deludono e non danno segni di progettualità per una nuova Costituzione per l’Europa e per le tematiche bancarie che rappresentano, con l’immigrazione, il principale banco di prova per la sopravvivenza e lo sviluppo di questa Unione europea. Le banche, con tante differenze, sono state indebolite dalla crisi in tutta Europa, mentre la sperimentazione biennale della vigilanza unica non sta rappresentando una svolta per la ripresa, ma appesantisce misure che da prudenziali si trasformano paradossalmente in ulteriore incertezza per le banche stesse che, invece, necessitano di maggiore redditività.E’ indispensabile un salto di qualità delle strategie europee e una verifica dell’esperienza della Vigilanza unica: senza un’evoluzione dell’integrazione europea, la sola Vigilanza unica rischia di essere una fuga in avanti. L’Unione bancaria, senza norme identiche, rischia di accentuare i divari fra nord e sud, senza stimoli di ripresa verso i mezzogiorni d’Europa e con rischi di meridionalizzare anche le regioni più produttive del nord e centro Italia. L’Unione bancaria deve essere completata; altrimenti, se resta com’è oggi, va indietro. Occorre costruire insieme una nuova Democrazia economica e civile europea e non corrodere gli ideali del federalismo di fronte all’insorgenza di spinte nazionaliste che identificano negli organismi comunitari delle burocrazie che si sommano a quelle nazionali. Le spinte antieuropee sono favorite dagli eccessi normativi e burocratici: nel primo semestre di quest’anno sono stati emanati circa 630 provvedimenti per i settori bancario e assicurativo, con una media addirittura di cinque provvedimenti per ogni giorno lavorativo! In Italia debbono continuare le correzioni delle vecchie anomalie rispetto alle migliori pratiche europee e occidentali. E’ indispensabile correggere i limiti del capitalismo italiano e le spinte anticapitaliste che sono alternative alle libertà dei mercati e alla società aperta. Per la ripresa necessitano “politiche dei fattori” per la produttività, l’efficienza e la competitività delle imprese e dei servizi italiani. E’ una strategia alternativa ai miopi orizzonti settoriali e corporativi. Occorre accrescere la fiducia verso le Banche, a cominciare dal completamento delle regole di “trasparenza semplice” che continuiamo a sollecitare innanzitutto a Consob. La prevenzione delle crisi bancarie deve essere sviluppata non solo dalla Vigilanza unica, ma anche con intensa educazione finanziaria e al risparmio e con inequivoca chiarezza nella vendita di ogni prodotto finanziario, come da tempo auspicano il Sole 24 Ore e l’ABI. Di fronte alla “rivoluzione bancaria” delle sempre più nuove tecnologie e della globalizzazione, le banche in Italia stanno sviluppando piani imprenditoriali che evidenziano anche esuberi di personale. Nel nuovo contratto nazionale di lavoro vi sono gli strumenti per affrontare i processi organizzativi: per i prossimi anni, come sostengono in modo convergente ABI e i principali sindacati, occorre che i fondi esclusivamente bancari finora altrimenti utilizzati, siano indirizzati al sostegno delle uscite volontarie.In tal senso apprezziamo le assicurazioni del Governo. L’Italia non è in retroguardia nelle riorganizzazioni bancarie. I dati del 2015 sono molto superati: in questi mesi del 2016 le scelte dolorose, come le chiusure di filiali, sono state superiori ad ogni aspettativa. In Europa le filiali bancarie non sono uguali: in Italia sono in minor numero che in Germania, Francia e Spagna, mentre sono più numerose che in Gran Bretagna che, però, ha una media di ben 40 dipendenti per filiale, il quadruplo della media italiana: il totale dei bancari britannici è più che doppio di quello italiano, con popolazioni equivalenti. Occorre rimuovere il continuo terremoto internazionale di requisiti patrimoniali delle banche: l’incertezza del diritto ostacola i piani di sviluppo e l’operatività delle imprese bancarie e di ogni altro genere.Il 2017 vedrà un numero ridottissimo di gruppi bancari e banche indipendenti in Italia a seguito delle riforme nazionali, ma ostacolate dalla Vigilanza unica che spesso chiede capitali supplementari per le nuove aggregazioni che sono state sfavorite anche dall’anacronistica sopravvivenza nostrana dell’IVA infragruppo: auspichiamo che essa sia presto superata. Le Banche in Italia sono in prima fila per la legalità, innanzitutto nella lotta al riciclaggio. Occorre che tutti rivalutino le funzioni economiche e sociali del risparmio connesso agli investimenti: le “politiche dei fattori” debbono attirare gli investimenti nazionali e internazionali verso impieghi produttivi come quelli del risparmio canalizzato nelle banche. Debbono essere favoriti gli stabili investimenti azionari che rifuggono dalla speculazione con la quale non cresce un solido capitalismo produttivo.
Le tecnologie enormemente cresciute e le troppo vecchie normative permettono spesso il prevalere dell’ “algotrading” in una frazione di secondo, a scapito degli investimenti non speculativi. Necessita una svolta a maggior tutela del risparmio, dell’azionariato stabile e non speculativo. Ringraziamo il Presidente Guzzetti per queste giornate del risparmio e per la lungimirante attività alla guida dell’Acri dove sono rappresentati molti dei più solidi azionisti che contribuiscono alla stabilità delle banche italiane che è uno dei presupposti per la fiducia e la ripresa.