Outlook ABI-Cerved 2024-26 sui crediti deteriorati delle imprese

(30 giugno 2024) Il prolungamento della politica monetaria restrittiva, l’elevata incertezza del contesto geopolitico e il rallentamento della congiuntura economica contribuiscono a una nuova crescita dei crediti deteriorati che, in ogni caso, sarà meno intensa rispetto ad analoghe fasi del passato. Al 2026 il rischio aumenterebbe di più per il settore delle costruzioni, per le micro e medie imprese e nel Mezzogiorno; miglioramento atteso invece per le grandi imprese.

Il contesto economico ancora debole e l’elevata incertezza geopolitica portano ABI e Cerved a stimare che nel 2024 il tasso di deterioramento del credito delle imprese si assesterà al 3,5% (dal 2,4% registrato nel 2023), mentre nel 2025 un maggior tono della crescita economica e il minor livello atteso dei tassi di interesse porteranno a un lieve calo (3,2%), per concludere nel 2026 con un tasso di deterioramento previsto al 2,7%, tre decimi di punto più del dato del 2023 ma al di sotto del livello del 2019 (2,9%).
Nel 2024 gli aumenti più consistenti si stimano per le micro (dal 2,7% al 3,7%) e le medie imprese (dall’1,3% al 2,3%), per le attività che operano nelle costruzioni (dal 2,5% al 4,0%), soprattutto di media dimensione (dal 2,7% al 4,8%), e nel Sud Italia (dal 3,2% al 4,4%), con incrementi particolarmente marcati per le microimprese (dal 3,4% al 4,6%).
Sono questi, in sintesi, i principali risultati dell’Outlook ABI-Cerved 2024-26 appena presentato, un report che ABI e Cerved realizzano periodicamente sulle stime dei flussi dei crediti erogati alle imprese che nel corso dell’anno vengono classificati come deteriorati (dati che oltre alle sofferenze includono, dunque, anche i crediti che le banche devono classificare come inadempienze probabili o crediti scaduti), espressi in percentuale dei crediti in bonis ad inizio anno, con dettagli dimensionali, per settore e per area geografica.
Il clima sfidante in cui si trovano a operare le imprese è testimoniato dall’aumento, seppur ancora limitato, dei tassi di deterioramento delle società non finanziarie riportato da Banca d’Italia, che mostra un valore pari al 2,43% nel complesso del 2023 (contro il 2,18% dell’anno precedente). Il 2023 presenta inoltre una dinamica in crescita lieve ma costante anche per il comparto delle famiglie.
“Le nostre stime sull’evoluzione dei crediti deteriorati restituiscono un quadro ancora complesso per le imprese italiane, alle prese con tensioni geopolitiche e condizioni finanziarie restrittive”, afferma Carlo Purassanta, Presidente Esecutivo di Cerved. “Il livello atteso per quest’anno – prosegue Purassanta – resterebbe comunque lontano dai livelli record raggiunti in passato, a testimonianza di una migliore redditività e posizione patrimoniale delle imprese italiane nell’ultimo decennio. Il patrimonio informativo, la ricerca e le capacità analitiche di Cerved, di concerto con le istituzioni e le accademie, sono a supporto del Paese per l’interpretazione e l’analisi degli scenari e dei relativi impatti per il tessuto economico”.
“In uno scenario macroeconomico che resta sfidante, il livello del rischio di credito per il mondo bancario italiano risulterà, nel prossimo futuro, fisiologicamente superiore a quanto sperimentato nell’ultimo biennio”. Questo il commento di Gianfranco Torriero, Vice Direttore Generale Vicario dell’ABI, che aggiunge: “Grazie all’affinamento delle tecniche di gestione e prevenzione del rischio da parte delle banche e al significativo e strutturale miglioramento del merito di credito delle imprese, l’intensità di tale aumento risulterà, tuttavia, contenuta nel confronto storico”.

Tassi di deterioramento (previsioni al 2026)

Fonte ABI-CERVED

Più nel dettaglio, nel 2024 la crescita dei tassi di deterioramento si riscontra in tutte le classi dimensionali, con andamenti piuttosto omogenei: le microimprese e le medie imprese registrano un incremento dell’1,0% (dal 2,7% al 3,7% le prime, dall’1,3% al 2,3% le seconde), mentre i tassi di piccole e grandi imprese segnano un rialzo dello 0,8% e dello 0,9% (rispettivamente da 1,8% a 2,6% e da 1,1% a 2,0%).
Le previsioni settoriali del 2024 mostrano come i nuovi crediti in default aumentino in tutti i comparti considerati. Il settore delle costruzioni evidenzia l’incremento più consistente (dal 2,5% al 4,0%), seguito dall’industria (dall’1,9% al 3,0%). Le costruzioni si attestano inoltre come settore con i tassi di deterioramento maggiori, seguite dai servizi (3,6% partendo dal 2,6% del 2023). La generale crescita dei tassi porta agricoltura (3,2% nel 2024 vs 3,1% nel 2019), industria (3,0% nel 2024 vs 2,3% nel 2019) e servizi (3,6% nel 2024 e 2,8% nel 2019) a superare i livelli pre-Covid, con le costruzioni unico comparto che eguaglia il tasso del 2019 senza superarlo.
Quanto all’analisi geografica, il Mezzogiorno registra l’incremento più consistente, portandosi dal 3,2% del 2023 al 4,4% del 2024, il valore più elevato tra tutte le macroaree. Una sostanziosa crescita dei tassi si registra anche al Nord Est e nel Centro, con la prima area che tocca il 2,7% nel 2024 partendo dall’1,6% dell’anno precedente, e la seconda che passa dal 2,9% del 2023 al 4,0% del 2024. Il Nord Ovest cresce di 1 punto percentuale e passa dal 2,2% del 2023 al 3,2% del 2024.

Tassi di deterioramento al 2024 per dimensione d’impresa

Fonte: ABI-CERVED

Previsioni per il biennio 2025-26
Le previsioni dei flussi di nuovi NPL nel biennio 2025/26 riflettono un quadro caratterizzato da una graduale ripresa dell’attività economica, su cui incombe tuttavia un elevato grado di incertezza, e dalla progressiva minore restrittività della politica monetaria. La domanda di beni e servizi è attesa in aumento, sostenuta dalla ripresa del reddito reale a cui contribuisce anche il rallentamento delle dinamiche di rialzo dei prezzi. Il percorso di riduzione dei tassi d’interesse da parte della BCE, avviato a giugno 2024, contribuirebbe a migliorare le condizioni di accesso al credito da parte delle imprese e a partire dal 2024 il Pil è stimato in costante crescita, seppure a percentuali contenute.
Lo scenario economico produce così una previsione al rialzo dei nuovi crediti in default nel 2024, a cui seguirà una graduale discesa nel biennio successivo. In particolare, il tasso di deterioramento è previsto al 3,5% nel 2024, il valore più elevato dal 2016, al 3,2% nel 2025 e al 2,7% nel 2026, comunque inferiore al periodo pre-Covid. Nel 2025 il calo del rischio è comune a tutte le classi dimensionali, più marcato per medie e grandi imprese (dal 2,3% del 2024 all’1,8% del 2025 le prime, dal 2,0% del 2024 all’1,5% del 2025 le seconde). Al 2026 micro e piccole imprese rimarranno al di sopra dei valori del 2023 (rispettivamente dal 2,7% del 2023 al 3,0% del 2026, e dall’1,8% del 2023 al 2,0% del 2026), le medie imprese li eguaglieranno (1,3%) mentre le grandi lo ridurranno (dall’1,1% del 2023 all’1,0% del 2026).
Quanto ai settori, nel 2025 il calo del flusso di nuovi crediti deteriorati li interesserà tutti. Il miglioramento più accentuato è previsto per l’industria (dal 3,0% al 2,5%), seguita da costruzioni (dal 4,0% al 3,6%) e servizi (dal 3,6% al 3,2%). Nel 2026 è invece l’agricoltura il settore che farà osservare il miglioramento più netto (-0,5%), portandosi al 2,4% (contro il 2,9% del 2025). La totalità dei rimanenti settori mostra invece un calo dello 0,4% nello stesso anno: da 2,5% a 2,1% per l’industria, da 3,6% a 3,2% per le costruzioni e da 3,2% a 2,8% per i servizi, unico settore che alla fine dell’orizzonte previsionale non scende al di sotto dei valori del 2019 (2,8% in entrambi gli anni).
A livello territoriale, nel 2025 si registrerà la riduzione maggiore della percentuale di crediti in default sul totale dei prestiti in bonis nel Nord-Ovest (dal 3,2% al 2,8%) e nel Nord-Est (dal

2,7% al 2,3%), mentre Sud e Isole (dal 4,4% al 4,1%) continueranno ad essere l’area più rischiosa, seguita dal Centro (dal 4,0% al 3,7%). Al termine del periodo di previsione, ogni area presenterà valori inferiori rispetto al 2019. In particolare, il Nord-Ovest raggiungerà il 2,3% (era 2,4% del 2019), il Nord-Est l’1.9% (contro il 2,1% del 2019), il Centro il 3,3% (contro il 3,4% del 2019) e il Sud e le Isole il 3,7% (era 4,2% nel 2019).

Tassi di deterioramento (previsioni al 2026) per classe dimensionale, settore e macroarea

Fonte ABI-CERVED