(10 marzo 2018) I risultati preliminari dei bilanci relativi all’esercizio 2017 dei maggiori gruppi bancari operanti in 22 mercati bancari europei confermano che il processo di recupero verso la situazione pre-crisi è ben avviato: la ripresa dell’economia si riflette positivamente sulla dinamica del credito, sulla qualità dell’attivo e, più in generale, sui risultati economici, che risultano i migliori dall’avvio della crisi nei 22 mercati bancari analizzati.
Il Rapporto analizza la dinamica, tra il 2006 e il 2017, dei dati dei bilanci consolidati relativi ad un campione di 120 gruppi bancari – pari a circa il 75% del mercato europeo -, che vengono osservati sotto il profilo patrimoniale, reddituale, di produttività e di efficienza.
I più recenti dati disponibili, relativi all’esercizio 2017, segnalano una chiara ripresa per il complesso dei gruppi bancari europei osservati, sia rispetto al 2016 sia, più in generale, agli anni della crisi. In particolare, in termini aggregati si rilevano le seguenti tendenze nel confronto con il 2016 :
- lo stock dei crediti erogati alla clientela è in crescita per l’1,7%;
- l’ammontare dei crediti deteriorati (NPL) si riduce di circa l’11%;
- l’indice patrimoniale, Common Equity Tier 1 (CET1) ratio, si colloca intorno al 14,5%, in crescita di circa 1 punto percentuale;
- risultati economici sono in significativa accelerazione, con un incremento degli utili di esercizio, misurati al netto delle componenti straordinarie di costo e di ricavo, intorno al 36%;
- il rendimento medio sul capitale proprio investito (ROE), al netto delle componenti straordinarie, è pari al 6,7%, superiore di 1,7 punti rispetto a un anno prima.
Anche per quanto riguarda specificamente i gruppi bancari italiani i dati confermano che il processo di recupero verso la situazione pre-crisi è ben avviato. Questo processo è favorito dalla ripresa del contesto economico nazionale, dalla riduzione dei rischi e della complessità del contesto all’interno del quale operano i gruppi italiani.
Nel complesso, anche per le banche italiane i dati del 2017 risultano i migliori dall’avvio della crisi, con il ROE, misurato al netto delle componenti di reddito straordinarie, che si colloca intorno al 4%, in forte recupero dopo le perdite del 2016.
Questi risultati sono frutto, da un lato, degli sforzi di efficientamento delle strutture e di riduzione dei costi di amministrazione che hanno più che compensato la flessione dei ricavi e, da un altro lato, della cospicua contrazione delle rettifiche su crediti, a sua volta indotta dalla riduzione dei flussi in ingresso di nuovi crediti deteriorati e dall’elevato livello delle coperture sugli NPL.
A favore dei conti dei gruppi bancari operanti in Italia va anche il sensibile miglioramento della qualità dell’attivo, con l’NPL ratio lordo che, tenendo anche conto delle operazioni di cessione delle sofferenze annunciate e in fase di completamento, è sceso di circa 3,5 punti percentuali nell’anno, collocandosi, su base aggregata, al 13,6% a fine 2017 (in termini netti l’indice risulta inferiore al 7%). Va peraltro evidenziato che per alcune banche l’indice è già allineato sui valori medi europei. Questa dinamica è favorita dalla crescita dei volumi dei crediti deteriorati fuoriusciti dai bilanci (per cessione o per gestione interna) e dallo sviluppo del credito erogato alla clientela, in crescita per circa il 2% nel 2017. I dati illustrano i positivi risultati, superiori alle attese, che il settore bancario italiano ha saputo realizzare. Ciò, anche tenuto conto delle confortanti previsioni sulla crescita economica nazionale nel prossimo futuro, induce ottimismo e realisticamente lascia prevedere che la questione degli NPL si stia ormai avviando a normalizzazione e non rappresenti un fattore di rischio per le banche in Italia.
I progressi sulla qualità del credito e le buone previsioni sulla crescita economica nazionale permettono alle banche operanti in Italia di tornare a guardare con ottimismo al futuro, concentrandosi sul recupero di redditività e capacità competitiva, che in primo luogo significa continuare ad agire per cogliere efficacemente le opportunità di costo e di ricavo connesse anche con gli sviluppi della tecnologia. Ciò è necessario anche nell’ottica di contrastare i potenziali effetti negativi sull’economia e sugli investimenti che potrebbero derivare dall’introduzione di ulteriori nuove regole di vigilanza.
In una nota di approfondimento del rapporto si chiarisce l’importanza di una corretta valutazione dei nessi causali tra investimenti e crediti deteriorati. I risultati dell’analisi sembrano dimostrare che la relazione tra investimenti, impieghi e crediti deteriorati si muove, infatti, dai primi ai secondi e non viceversa. L’analisi segnala, dunque, che l’esigenza prioritaria, ai fini di stabilizzare la ripresa del ciclo, non dovrebbe essere concentrata solo sulla riduzione degli NPL ma anche sull’introduzione di misure utili a stimolare ulteriormente la crescita degli investimenti privati.