(12 dicembre 2015) ABI e Cerved presentano oggi i risultati del secondo Outlook sulle sofferenze delle imprese italiane. Secondo la ricerca, che include per la prima volta le previsioni per il 2017, il tasso di ingresso in sofferenza delle società non finanziarie si ridurrà in modo significativo nei prossimi anni, passando dal picco del 3,9%, toccato a giugno 2015, al 2,3% stimato per la fine del 2017. Il trend positivo riguarda tutte le fasce dimensionali già a partire dal 2015, con cali più marcati per le microimprese, una riduzione del divario tra società maggiori e società minori e livelli delle nuove sofferenze al di sotto di quelli pre-crisi tra le Pmi e le grandi società manifatturiere.
Testo del Rapporto
Giunto alla sua seconda edizione, l’Outlook realizzato su base semestrale da ABI e Cerved, diffonde stime e previsioni dei tassi di ingresso in sofferenza delle società non finanziarie per classe dimensionale, con l’obiettivo di ampliare il bacino di informazioni a disposizione sul tessuto economico nazionale.
L’Outlook prevede una diminuzione delle nuove sofferenze diffusa in tutti i settori dell’economia già a fine 2015, con la sola eccezione delle costruzioni per cui ci si attende un deciso miglioramento a partire dal 2016. In questo settore, nonostante il significativo calo registrato tra 2015 e 2017 (dal 5,9% al 4,1%), il tasso di ingresso in sofferenza rimarrà comunque a livelli più che tripli rispetto al 2008. Per quanto riguarda i servizi, l’incidenza delle sofferenze scenderà al 2% nel 2017 rispetto al 3,3% del 2015, rimanendo anche in questo caso superiore ai livelli pre-crisi.
Dal punto di vista territoriale, le rilevazioni di ABI e Cerved stimano che le nuove sofferenze caleranno in modo diffuso in tutto il paese, accompagnate da una progressiva riduzione dei divari territoriali, che si erano ampliati in modo significativo durante la crisi. In particolare, l’Outlook evidenzia un trend positivo per le imprese del Sud e delle Isole (con una riduzione dal 5,1% del 2015 al 3,6% atteso nel 2017), che rimarranno quelle a maggior rischio di default. Le imprese del Nord Ovest (che passano dal 2,8% del 2015 all’1,9% del 2017) si avvicinano ai livelli del Nord Est, che si confermano così quelle a minor rischio (1,8% nel 2017).
Considerando le imprese [1] che entrano in default per fascia dimensionale – un aspetto particolarmente rilevante che il rapporto permette di monitorare con continuità – l’Outlook ABI-Cerved indica che nel 2017 il tasso di ingresso in sofferenza per le grandi imprese arriverà allo 0,8%, un dato molto vicino a quello registrato nel 2008 (0,7%). Per quanto riguarda le altre fasce dimensionali (microimprese, piccole imprese e medie imprese) si stima un restringimento dei divari dal 2,2% del 2014 all’1,7% del 2017.
Nonostante le buone prospettive sul fronte dei nuovi flussi, l’Outlook di ABI e Cerved individua come punto di attenzione l’elevato stock di crediti deteriorati accumulato durante la crisi. Secondo i dati della Banca d’Italia, a settembre 2015, le sofferenze lorde hanno raggiunto i 200 miliardi di euro, superando la soglia del 10% del totale dei crediti concessi alla clientela. Oltre il 70% di questo stock, pari a circa 144 miliardi di euro, in crescita del 13,3% su base annua, è originato da prestiti erogati dalle banche alle società non finanziarie. In assenza di interventi che favoriscano la cessione o lo smaltimento di porzioni significative di questi asset, lo stock di sofferenze è destinato a crescere nei prossimi anni.
Gianandrea De Bernardis, Amministratore delegato di Cerved, ha commentato: “Grazie al lavoro effettuato con ABI, siamo in grado di prevedere che il graduale processo di miglioramento del tasso di decadimento delle imprese identificato a metà 2015, continuerà a ritmi sostenuti anche nel 2017. Le analisi ci invitano però anche alla cautela: nonostante i cali previsti, l’incidenza delle nuove sofferenze rimarrà infatti superiore ai livelli pre-crisi fino al 2017, con la conseguenza che la massa di sofferenze continuerà a crescere nei prossimi mesi. Agire tempestivamente per favorire uno sviluppo del mercato dei NPL è fondamentale per sostenere la ripresa economica del paese”.
Giovanni Sabatini, Direttore generale di ABI, ha dichiarato: “con il consolidarsi della ripresa economica si manifestano promettenti segnali di riduzione dei nuovi crediti deteriorati. E’ importante operare perché si possa creare presto, anche in Italia, un mercato secondario efficiente di prestiti deteriorati il quale potrebbe essere di aiuto ad accelerare lo smaltimento delle sofferenza bancarie la cui forte crescita nel nostro Paese è il portato di una crisi economica lunga e profonda”
[1] Le società non finanziarie sono distinte in quattro classi dimensionali, secondo i criteri della Commissione Europea: microimprese (meno di 10 addetti e giro d’affari inferiore ai 2 milioni di euro), piccole imprese (fino a 50 dipendenti e fatturato inferiore ai 10 milioni), medie imprese (fino a 250 addetti e fatturato al di sotto dei 50 milioni) e grandi imprese (oltre 250 addetti e fatturato superiore ai 50 milioni)