Appuntamento con Felice Giani e il Neoclassicismo a Roma

(10 ottobre 2023) Nel secondo centenario della scomparsa del pittore Felice Giani, uno dei massimi esponenti del movimento Neoclassico in Italia, l’Associazione bancaria italiana organizza un evento di studio sull’artista, la scuola e il suo periodo romano. L’appuntamento è oggi dalle 15 alle 17 presso le Scuderie di Palazzo Altieri a Roma.

L’attività dell’artista a Roma è stata particolarmente importante. Le sue opere, ben note ad accademici e specialisti, restano ancora poco conosciute dal grande pubblico. L’obiettivo dell’evento organizzato dall’ABI è contribuire ad una maggiore divulgazione del periodo romano di Giani, sui luoghi in cui sono presenti i suoi lavori, approfondendo gli aspetti della sua vastissima attività.

All’evento in programma oggi partecipano accademici e rappresentanti di istituzioni. Apre i lavori Chiara Mancini, Vicedirettore generale dell’ABI. Seguono gli interventi di Anna Ottani Cavina, professore emerito di Storia dell’arte all’Università di Bologna e autrice della monografia “Felice Giani e la cultura di fine secolo”, Simonetta Prosperi Valenti Rodinò, professore ordinario di Storia dell’Arte presso il Dipartimento di Scienze storiche filosofico-sociali dei beni culturali e del territorio dell’Università di Roma Tor Vergata, Johannes Röll, responsabile della Biblioteca Hertziana, Eduardo López Busquets, Ministro consigliere dell’Ambasciata di Spagna presso la Santa Sede.

L’iniziativa è stata organizzata dall’Associazione Bancaria Italiana nell’ambito di “è cultura!” la nuova grande manifestazione nazionale promossa dall’ABI e dall’Acri, aperta a tutti, inclusiva e intergenerazionale, nata per promuovere lo sviluppo socioculturale del Paese.

Sul sito https://eculturadavivere.it/ saranno disponibili tutte le informazioni e gli appuntamenti.

Intervento del Presidente ABI al convegno su Europa e sviluppo del Mezzogiorno

(09 ottobre 2023) Intervenendo a Napoli, nella sede di Confindustria, al convegno di ABI e Fondazione Ugo La Malfa, il Presidente dell’ABI Antonio Patuelli ha affermato che ombre e luci si addensano finanziariamente nel Mezzogiorno.

Le crisi dal 2008 in poi hanno avuto un impatto maggiore nel Mezzogiorno con il PIL che stenta ancora a recuperare gli indici di quindici anni fa e dove gli investimenti sono ancora inferiori a quelli di allora.

Invece, a giugno 2023, il totale dei prestiti bancari cresce lievemente nel Mezzogiorno (+0,3%), mentre cala complessivamente nella media italiana (-2,4%), e diminuisce di più nel Centro Italia (-5%). I prestiti alle imprese si riducono nella media italiana (-3,4%), con diminuzione accentuata nel Centro Italia (-5,1%), mentre nel Mezzogiorno calano più lievemente (-0,6%).

I prestiti alle famiglie crescono soprattutto nel Mezzogiorno (+1,8%), rispetto alla media italiana (+1%).

Le sofferenze lorde sono più alte nel Mezzogiorno (2,2%) rispetto alla media italiana (1,2%), e pure le sofferenze lorde delle imprese sono più elevate nel Mezzogiorno (3,4%) rispetto alla media italiana (2%).

I depositi diminuiscono meno nel Mezzogiorno (-0,7%) rispetto alla media italiana (-3,4%).

Gli sportelli bancari e gli uffici finanziari, ad agosto 2023, sono nel Mezzogiorno 4.850, più numerosi dei 3.788 del 1989, prima della liberalizzazione, ma nettamente inferiori ai 7.583 del 2008 in cui si registrò il massimo storico di diffusione.

Molteplici sono gli strumenti finanziari in atto a favore delle imprese nel Mezzogiorno: il Fondo di garanzia per le PMI, la “nuova Sabatini”, l’incentivo “resto al Sud”, gli “investimenti sostenibili 4.0” ed ora la “clausola 40%” del PNRR che destina almeno il 40% delle risorse al Sud.

Il Presidente Patuelli ha concluso affermando che le banche sono impegnate a sostenere convintamente gli investimenti delle famiglie e delle imprese nel Mezzogiorno, determinanti per lo sviluppo dell’Italia tutta e dell’Europa.

A giugno ’23 i prestiti in Italia registrano una riduzione su base annua del -2,4%

(30 settembre 2023) L’ABI ha condotto un approfondimento sulla base dei dati appena pubblicati dalla Banca d’Italia: a giugno 2023 i prestiti in Italia registrano una riduzione su base annua del -2,4%, ma sono presenti significative differenze a livello territoriale. Nel Sud i prestiti crescono dello 0,5%, nelle Isole si confermano sullo stesso valore dello scorso anno, mentre sono in diminuzione nel Nord-Ovest (-1,3%), nel Nord-Est (-2,2%) e soprattutto nel Centro Italia (-5,0%).

Nelle regioni i finanziamenti crescono a giugno 2023 rispetto a giugno 2022 in Molise (+1,4%), Campania (+1,1%), Puglia (+0,4%), Sardegna (+0,4%), Basilicata (+0,3%). Le riduzioni più elevate si registrano in Valle d’Aosta (-8,5%), Lazio (-6,0%), Friuli-Venezia Giulia (-5,7%), Provincia autonoma di Trento (-5,1%).

Sono in diminuzione i prestiti alle imprese: -3,4 % a livello nazionale; -3,4% nel Nord-Ovest; -3,6% nel Nord-Est, -5,1% nel Centro, -0,4% nel Sud e -1,1% nelle Isole. Le regioni con un segno positivo sono il Molise (+4,0%), la Campania (+1,1%), Provincia autonoma di Bolzano (+1,5%).

Crescono, invece, i finanziamenti alle famiglie. A livello nazionale aumentano su base annua a giugno 2023 dell’1% e in tutte le diverse aree territoriali: +0,6% nel Nord Ovest, +0,8% nel Nord Est, +1,0% nel Centro, +2,0% nel Sud e +1,5% nelle Isole. I tassi di crescita più elevati dei finanziamenti alle famiglie si registrano in Puglia (+2,5%) e in Campania (+2,1%), in riduzione nella provincia di Trento (-1,0%), nelle Marche (-0,8%), Valle d’Aosta (-0,5%), Liguria (-0,4%).

Nella qualità del credito, nel secondo trimestre del 2023, a livello nazionale e nelle singole aree territoriali si registrano riduzioni rispetto al trimestre precedente delle sofferenze e delle inadempienze probabili, mentre sono in aumento i prestiti scaduti o sconfinanti, primo segnale di peggioramento della qualità del credito: il fenomeno interessa tutte le diverse aree di Italia.

Sul totale delle sofferenze, 14,4 miliardi di euro sono riconducibili alle imprese, 2,6 miliardi per mutui per acquisto abitazioni e 1,2 miliardi per credito al consumo.

Il rapporto sofferenze su impieghi è più elevato nelle regioni del Mezzogiorno, 2,2%, rispetto all’1,2% del totale Italia, 0,9% nel Nord e 1% nel Centro: i valori più elevati si registrano In Calabria (2,4%), in Sicilia e Sardegna con 2,3%; il livello più basso (0,6%) in Trentino-Alto Adige.

Se si considerano le sole imprese, il rapporto sofferenze su impieghi sale in Italia al 2%, al 3,4% nel Mezzogiorno, all’1,5% nel Nord e al 2,7% nel Centro Italia.

Al via la prima edizione del Festival è cultura!

(28 ottobre 2023) Da sabato 7 ottobre ingresso e visite guidate nelle sedi che partecipano all’iniziativa, e fino al 14 ottobre un calendario di eventi dal vivo e da remoto su tutto il territorio nazionale. La manifestazione si svolge sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica Italiana, con il patrocinio del Ministero della Cultura e della Commissione Italiana Nazionale per l’Unesco. Partecipano la Banca d’Italia e l’Ivass. Ha la media partnership di Rai Cultura e TgR.

Dal 7 al 14 ottobre al via è cultura! la nuova grande manifestazione nazionale promossa dall’ABI e dall’Acri, con le banche italiane e le fondazioni di origine bancaria, in collaborazione con Feduf. È prevista la partecipazione della Banca d’Italia e dell’Ivass. L’iniziativa è aperta a tutti, inclusiva e intergenerazionale, nata per promuovere lo sviluppo socioculturale del Paese. Sono partner 17 banche e 25 fondazioni di origine bancaria.

Sabato 7, ingresso e visite guidate nelle sedi che partecipano alla manifestazione, e fino a sabato 14 ottobre l’esperienza continuerà con decine di eventi, dal vivo e da remoto, anche dedicati ai ragazzi. A disposizione di cittadini e turisti 150 appuntamenti in tutta Italia. Ottobre è anche il mese dedicato all’Educazione finanziaria con un ricco programma di eventi promossi da banche e dalle fondazioni di origine bancaria.

La manifestazione si svolge sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica Italiana e ha il patrocinio del Ministero della Cultura e della Commissione Nazionale Italiana per l’UNESCO. L’importanza sociale e culturale della manifestazione è testimoniata anche dalla Media Partnership di Rai Cultura e del TGR.

Il Direttore generale dell’ABI, Giovanni Sabatini, ha dichiarato: “’è cultura!’, il festival alla sua prima edizione, affonda le sue radici in due importanti esperienze artistiche e culturali che negli anni passati hanno registrato un notevole successo: l’iniziativa di apertura al pubblico delle sedi delle banche e delle fondazioni e il Festival della Cultura Creativa. In linea con lo spirito di promozione della cultura e dell’arte, che ha sempre contraddistinto il lavoro dell’ABI e delle banche in stretta collaborazione con le fondazioni, anche a supporto dei territori e delle loro comunità, inauguriamo una manifestazione rinnovata e ampliata, sia in termini di partecipanti che di arco temporale”.

Il Vicepresidente dell’Acri, Giuseppe Morandini, ha dichiarato: “Acri è convintamente al fianco di ABI nel promuovere “è cultura!”: una iniziativa nazionale, che contribuirà a valorizzare in maniera innovativa il vasto patrimonio culturale di Banche e Fondazioni e il loro impegno a renderlo accessibile a tutti. Le Associate Acri – Fondazioni e Casse di Risparmio – aderiscono, infatti, numerose a “è cultura!”, animate dalla convinzione che tutti i soggetti pubblici e privati del Paese, al contempo custodi e promotori di bellezza, siano chiamati a concorrere al comune obiettivo di incentivare l’accesso e la partecipazione culturale consapevole di tutti i cittadini.”

È online https://eculturadavivere.it/ecultura il sito ufficiale della manifestazione, con il calendario completo degli eventi e l’elenco delle sedi che partecipano all’iniziativa. Un sito dinamico e visivamente efficace, suddiviso in sezioni tematiche, per una navigazione più intuitiva e a portata di tutti, un punto di riferimento essenziale per tutti coloro che desiderano partecipare appieno alla settimana di è cultura!

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ABI-Cerved, aumentano npl, in 2023 livelli oltre pre-Covid

(28 settembre 2023) Inflazione, politica monetaria restrittiva della Bce e rallentamento della crescita determineranno un aumento dei nuovi crediti deteriorati fino a tutto il 2024, quando i tassi di deterioramento del credito raggiungeranno i livelli massimi dal 2016; nel 2025 nuovo calo sui livelli di quest’anno

I rialzi più consistenti riguarderanno nel 2023 le medie imprese dell’industria mentre nel complesso del triennio prevalentemente le microimprese, del settore agricolo e delle costruzioni

Roma, 28 settembre 2023 – Inflazione, politica monetaria restrittiva della Bce con conseguente aumento dei tassi di interesse e rallentamento dell’economia si traducono in una nuova crescita dei crediti deteriorati (non performing loans) che nel prossimo biennio aumenteranno in maniera significativa rispetto ai livelli storicamente bassi registrati negli anni precedenti. In base alle stime di ABI e Cerved, infatti, nel 2023 il tasso di deterioramento del credito alle imprese (l’indicatore che esprime la percentuale dei crediti in bonis all’inizio del periodo che nel corso dell’anno diventano non performing) toccherà il 3,1% dal 2,2% del 2022, superando per la prima volta i valori pre-Covid che si attestavano nel 2019 a 2,9%.

Nel 2024 si prevede poi un ulteriore aumento che porterà l’indice a raggiungere un picco del 3,8%, il valore più alto dal 2016, mentre nel 2025 la tendenza si invertirà, con una riduzione dei nuovi crediti deteriorati che riporterà il tasso di deterioramento al 3,1%, quindi sempre su valori più alti del 2019 ma ben lontani dai massimi fatti registrare nel 2012 (7,5%). Sono i principali risultati dell’Outlook ABI-Cerved 2023-2025, un report che ABI e Cerved realizzano periodicamente sulle stime dei flussi dei nuovi crediti deteriorati delle imprese (dati che oltre alle sofferenze includono i crediti che le banche devono classificare come inadempienze probabili o crediti scaduti), con dettagli dimensionali, per settore e per area geografica.

Figura 1 – Tasso di deterioramento dei crediti alle imprese

         Fonte ABI-CERVED

Come mostrano gli ultimi dati ufficiali pubblicati dalla Banca d’Italia, il tasso di deterioramento dei crediti delle società non finanziarie, dopo il lieve aumento di fine 2022 (2,2% contro il 2,0% del quarto trimestre 2021), ha continuato a crescere anche nel primo trimestre del 2023 portandosi al 2,3% contro il 2,0% dello stesso periodo dello scorso anno. ABI e Cerved stimano che nella media del 2023 gli incrementi più alti riguarderanno le micro (da 2,4% al 3,3%) e le grandi imprese (dall’1% all’1,9%), e le aziende che operano nel settore industriale (dall’1,7% al 2,8%), soprattutto di media dimensione (dallo 0,9% al 2,4%) e situate nel Sud Italia (dal 2,8% al 4,0%).

Dopo il picco del 2024, a fine 2025 il tasso di deterioramento dei crediti si riporterà su valori simili o inferiori al 2023 in tutte le classi dimensionali di impresa. A livello settoriale la situazione è invece più eterogenea, con le costruzioni e l’agricoltura che peggioreranno la propria condizione rispetto al 2023 (rispettivamente dal 2,9% al 3,3% e dal 2,8% al 3,2%), benché le costruzioni risultino l’unico comparto a far osservare livelli più bassi del 2019 (3,3% contro il 4,0%). A livello territoriale, il Mezzogiorno è l’unica zona con un tasso di deterioramento in riduzione rispetto al 2019 (3,9% contro il 4,2% del 2019).

“Avevamo previsto che nel corso del 2023, a causa delle incognite derivanti dal contesto geo-politico e con la fine certa delle misure emergenziali applicate nel periodo pandemico, i crediti deteriorati delle imprese sarebbero tornati a crescere. Il mercato però negli ultimi anni si è strutturato per gestire l’aumento dei volumi di Npl e sono maturate anche le politiche di gestione delle banche e degli operatori specializzati – afferma Andrea Mignanelli, Amministratore Delegato di Cerved Group – In questa delicata fase economica, è necessario gestire gli Npl con stabilità e regole certe. Dati, algoritmi e tecnologie consentono di rendere più efficiente lo smaltimento dei crediti deteriorati, continuando a finanziare le imprese”.

“Inflazione elevata, orientamento restrittivo della politica monetaria e rallentamento dell’economia rischiano di portare ad una riacutizzazione dei rischi finanziari delle imprese, creando le condizioni per un aumento dei crediti deteriorati”. Questo il commento del Direttore Generale dell’ABI, Giovanni Sabatini, che ha aggiunto: “Al riguardo andrebbero, ad esempio, riviste tempestivamente alcune regole europee vigenti che penalizzano la rinegoziazione dei finanziamenti bancari”.

Gli andamenti settoriali del 2023

Le stime settoriali del tasso di deterioramento dei crediti alle imprese mostrano che tra il 2022 e il 2023 i nuovi crediti in default aumentano in tutti i comparti considerati, a partire dall’industria (dall’1,7% al 2,8%) e dall’agricoltura (dall’1,8% al 2,8%). I servizi rimangono il settore con il tasso di deterioramento più alto, pari al 3,2% (era il 2,3%), seguiti dalle costruzioni (2,9% dal 2,1%). La crescita dei tassi di default porta industria e servizi a superare i livelli pre-Covid (rispettivamente 2,3% e 2,8% nel 2019), mentre agricoltura e costruzioni rimangono al di sotto dei valori del 2019 (3,1% e 4,0% rispettivamente).

Figura 3 – Tassi di deterioramento del credito alle imprese per macrosettore

            Fonte ABI-CERVED

Gli andamenti geografici nel 2023

Le stime indicano per il 2023 un aumento del tasso di deterioramento del credito alle imprese in tutte le aree del Paese. Il Sud e le Isole si confermano l’area con il tasso di default più elevato, portandosi dal 2,8% del 2022 al 4%; nonostante ciò, il Mezzogiorno è l’unica zona che rimane al di sotto dei livelli pre-Covid (4,2%). Un incremento consistente dei tassi di deterioramento si registra anche nel Nord, con il Nord Est che tocca il 2,3% partendo dall’1,6% dell’anno precedente e il Nord Ovest che passa dall’1,8% al 2,6%, superando entrambi i valori del 2019 (2,4% per il Nord Ovest e 2,1% nel Nord Est). Il Centro cresce di 1 punto percentuale e passa dal 2,7% del 2022 al 3,7% del 2023.

Figura 4 – Tassi di deterioramento del credito alle imprese per macroarea

            Fonte ABI-CERVED

Le previsioni per il 2024/2025

Le previsioni dei flussi di nuovi Npl nel biennio 2024/2025 riflettono un quadro economico caratterizzato da grande incertezza e rallentamento dell’attività economica, con un deciso aumento dei nuovi crediti in default per le società non finanziarie: nel 2024 infatti il tasso di deterioramento si porterà al 3,8%, toccando valori che non si raggiungevano dal 2016, mentre nel 2025 calerà al 3,1% riportandosi ai livelli del 2023.

Nel 2024 l’aumento dei flussi di nuovi Npl interesserà ogni settore, con un peggioramento più accentuato per le costruzioni (dal 2,9% del 2023 al 3,9%), i servizi (dal 3,2% al 3,9%) e l’industria (dal 2,8% al 3,5%), che invece nel 2025 farà osservare il miglioramento più netto riportandosi al 2,7% (contro il 2,8% del 2023). Nonostante una discesa meno intensa (-0,6 punti percentuali rispetto al 2024), al termine del periodo di previsione quello delle costruzioni sarà l’unico settore che rimarrà al di sotto dei valori del 2019 (4%). L’agricoltura passerà dal 2,8% del 2023 al 3,4% del 2024, per poi ridursi nel 2025 al 3,2%, in aumento rispetto al 3,1% del 2019.

A livello territoriale, nel 2024 si registrerà una crescita maggiore nel Nord-Ovest (dal 2,6% del 2023 al 3,4%), mentre il Sud e Isole (dal 4,0% al 4,6%) continueranno ad essere le zone più rischiose, seguite dal Centro (dal 3,7% al 4,4%). Al termine del periodo di previsione, solo il Mezzogiorno manterrà tassi inferiori rispetto al periodo pre-Covid (3,9% contro il 4,2% del 2019), convergendo verso i valori del Centro.

Rinnovo del Ccnl dei bancari

(21 settembre 2023) È continuato il 21 settembre il confronto tra l’ABI e le Organizzazioni sindacali Fabi, First-Cisl, Fisac-Cgil, Uilca e Unisin per il rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro dei bancari avviato con la presentazione della piattaforma sindacale.

Nel corso della riunione l’ABI ha confermato con un documento consegnato la propria visione del contesto – illustrato nel corso del precedente incontro del 26 luglio – in cui si colloca il rinnovo contrattuale caratterizzato da profondi cambiamenti strutturali che richiedono nuove regole condivise e al passo con i tempi.

L’incontro si è concluso con la conferma dei due nuovi appuntamenti, programmati per la prima metà di ottobre, per proseguire il confronto.

Il 26 settembre presentazione della manifestazione “è cultura!”

La presentazione è annullata per lutto nazionale

(18 settembre 2023) Martedì 26 settembre, alle 14,00, presso la sede dell’ABI di Palazzo Altieri a Roma, si terrà la presentazione di “è cultura!”, la manifestazione che in tutta Italia vedrà iniziative culturali in presenza e sul web, apertura delle sedi e appuntamenti di educazione finanziaria.

Racconteranno il progetto, che prevede incontri tra il 7 e il 14 ottobre 2023, il Direttore generale dell’ABI Giovanni Sabatini, e il Vicepresidente dell’Acri Giuseppe Morandini. Partecipa la Vicedirettrice generale della Banca d’Italia Alessandra Perrazzelli.

Il festival, a cura dell’ABI e dell’Acri, con la partecipazione della Banca d’Italia e dell’Ivass, vede impegnate sul territorio le banche e le fondazioni di origine bancaria, con l’organizzazione di ABI Servizi.

Sul sito https://eculturadavivere.it/ saranno disponibili tutte le informazioni e gli appuntamenti.

Mutui: ABI, tasso fisso inferiore al variabile

(18 settembre 2023) Con riferimento ai tassi applicati sui mutui per acquisto abitazioni, l’ABI segnala che negli ultimi 4 mesi il tasso medio sui mutui a tasso fisso è diventato sempre più inferiore a quello dei mutui a tasso variabile.

In particolare, a luglio 2023 il tasso sui mutui a tasso fisso è stato il 4,04% rispetto al 4,59% di quelli a tasso variabile; a giugno 2023 4,13% rispetto a 4,47%; a maggio 2023 4,15% rispetto 4,40%; ad aprile 4,06% rispetto 4,33%.

Tassi sui mutui a tasso fisso inferiori o in linea con i mutui a tasso variabile si erano registrati anche nel 2020 e 2021: i mutui a tasso fisso sottoscritti nel 2020 mantengono un tasso medio dell’1,31% e quelli sottoscritti nel 2021 dell’1,40%, nonostante gli aumenti dei tassi BCE.

I mutui a tasso fisso, in una fase di rialzo dei tassi di interesse, mantengono la rata di rimborso costante e quindi permettono di non subire gli effetti determinati da tali rialzi. Mutui: ABI, tasso fisso inferiore al variabile

Il mutuo è un prestito sottoscritto per un periodo molto lungo e quindi è necessario valutare le diverse offerte sul mercato per scegliere la tipologia più adatta alle proprie esigenze.

In particolare, nella scelta del mutuo occorre valutare la propria capacità reddituale, attuale e prospettica, oltre a considerare l’evoluzione futura dei tassi di interesse.

Rapporto mensile ABI – settembre 2023

(16 settembre 2023) I più recenti dati, relativi agli andamenti dell’economia dell’area dell’euro e di quella italiana, indicano che gli effetti della politica monetaria restrittiva avviata dalla BCE da oltre un anno si stanno manifestando (ad es. variazione negativa del Pil italiano nel secondo trimestre, riduzione della produzione industriale). Gli effetti possono cogliersi anche nel mercato bancario in Italia.

Il Comunicato stampa