Pur in un quadro economico in deterioramento, a marzo 2012 sono cresciuti del 2,6% gli impieghi bancari al territorio. Alle sole imprese sono andati quasi 32 miliardi. I dati diffusi alla presentazione del volume “Le banche e l’Italia” per celebrare i 150 anni dell’Unità
Ammontano a 67.7 miliardi di euro, a marzo 2012, i finanziamenti bancari destinati all’economia siciliana, con un incremento del 2,6% rispetto allo stesso periodo del 2011. In particolare i prestiti complessivi al sistema delle imprese hanno superato i 31.7 miliardi, alle famiglie sono andati 29.3 miliardi. I dati sono stati presentati oggi a Palermo dal Direttore generale dell’ABI, Giovanni Sabatini, alla stampa economica regionale nel corso di un incontro sul volume “Le banche e l’Italia” per celebrare i 150 anni dell’Unità.
Pur in un contesto di difficoltà dell’economia reale, le banche sono state vicine alle imprese, convinte delle loro capacità di tenuta e delle potenzialità di crescita. In questo scenario, importante è un adeguato rapporto “banca – impresa”. Le imprese bancarie italiane, negli ultimi anni, hanno modificato il proprio modello organizzativo e di offerta nei confronti del mondo imprenditoriale, adeguandolo alle mutevoli esigenze delle imprese, specie di piccole e medie dimensioni. Allo stesso tempo le banche hanno sostenuto le famiglie, supportandole sia con la messa a disposizione di risorse finanziarie sia nei loro piani di investimento e nella gestione del risparmio.
Finanziamenti a famiglie e imprese
I finanziamenti delle banche alle imprese locali (comprese le famiglie produttrici) hanno raggiunto i 31.7 miliardi di euro a marzo 2012, con un aumento del 2,1% rispetto al 2011; alle famiglie consumatrici sono andati 29.3 miliardi con una crescita annuale del 2,6%. A fronte dell’ampio sostegno a famiglie e imprese, il settore bancario sconta ancora la difficile congiuntura economica sul territorio con il risultato che le sofferenze sono cresciute del 9,2% ad oltre 6.2 miliardi di euro.Con il precedente Avviso comune per la sospensione dei mutui alle imprese (scaduto il 31 luglio 2011), che Abi ha realizzato insieme al mondo imprenditoriale, le banche hanno sospeso circa 260.000 mutui a livello nazionale, pari a 70 miliardi di debito residuo con una liquidità liberata superiore a 15 miliardi di euro. Alla Sicilia è riconducibile il 2,6% del totale delle operazioni sospese e l’1,7% dell’ammontare complessivo delle quote capitali sospese.Con la moratoria dei mutui alle famiglie, dal periodo di avvio della sospensione del rimborso delle rate di mutuo sino a marzo 2012, le banche hanno sospeso oltre 64.000 mutui a livello nazionale, pari ad oltre circa 7,7 miliardi di debito residuo con una liquidità liberata di oltre 490 milioni di euro. In Sicilia i contratti di mutuo che hanno usufruito di questa opportunità sono stati 3.744. Ciò significa una liquidità in più per le famiglie siciliane colpite dalla crisi pari a 24.6 milioni di euro, quasi il 5,5% dell’ammontare complessivo sospeso.
Banche in Sicilia
La struttura del sistema bancario regionale vede attive sul territorio, a fine 2011, circa 70 banche per un totale di 1.739 sportelli che servono 333 comuni.
Gli Atm (sportelli bancomat) sparsi sul territorio sono 2.392 unità; i Pos (apparecchiature necessarie per pagare con il Bancomat direttamente nei negozi) 101.223.
Nella regione i lavoratori bancari sono il 4,7% del totale nazionale di settore che ha toccato le 330.000 unità.
Fattore sicurezza
Diminuiscono le rapine in banca in Sicilia. Nel 2011, infatti, sono stati 64 i “colpi” allo sportello effettuati nella regione contro i 98 del 2010, con un calo del 34,7%. Per prevenire ulteriormente il fenomeno è necessario continuare a lavorare su quattro direttrici fondamentali: ridurre l’ampia circolazione di contante che ancora caratterizza l’Italia, in ritardo nell’utilizzo degli strumenti di pagamento elettronici; adottare sistemi di sicurezza sempre più evoluti e all’avanguardia; monitorare in modo sistematico gli eventi criminosi; proseguire nella formazione del personale di sportello. In Italia, la gestione del denaro contante costa circa 10 miliardi di euro l’anno al Sistema-Paese. Di questi, due terzi pari a 7,1 miliardi sono a carico delle imprese, mentre un terzo pari a 2,8 miliardi grava sui bilanci del settore bancario. A questa somma vanno aggiunti gli alti costi sostenuti ogni anno dalla Pubblica Amministrazione.