(11 aprile 2020) Il Presidente dell’ABI Antonio Patuelli ha rilasciato all’Ansa un’intervista “Concorrenza banche per credito veloce. No a nuove tasse. Niente fisco su titoli Stato per ripartenza”
Le banche sono impegnate “senza orari” per erogare i prestiti alle imprese con la garanzia pubblica previsti dalle misure del governo ma a fare accelerare i tempi sarà “la concorrenza” con le imprese che si rivolgeranno agli istituti di credito che daranno risposte più rapide. Il presidente dell’Abi Antonio Patuelli, in un’intervista con l’ANSA ribadisce il massimo impegno dell’associazione e si dice d’accordo con il richiamo dei procuratori capo di Milano e Napoli sui rischi della criminalità suggerendo modifiche in sede di conversione del decreto sulla liquidità in Parlamento. “E’ possibile” conciliare l’urgenza ad erogare credito invocata dalle imprese con il rispetto delle norme: “Nel decreto non ci sono deroghe o semplificazioni alle procedure bancarie e alle indicazioni della vigilanza. Se per la liquidità sotto i 25mila euro le modalità sono veloci, per i finanziamenti maggiori bisogna attendere che la Sace, cui il decreto ha assegnato nuovi compiti, metta a punto le procedure. So che stanno lavorando molto su questo nonostante siano impegni nuovi per loro e sono ottimista”. “Innanzitutto però bisogna attendere il via libera dell’Antitrust Ue cui è subordinata, come è scritto nel decreto, l’operatività delle misure. Sarà la concorrenza fra le banche a garantire che saranno accelerati i tempi. Le imprese sono quasi tutte multi affidatarie (ovvero hanno rapporti con più banche ndr) e si rivolgeranno a quegli istituti che daranno la maggiore velocità”. A chi gli chiede del richiamo dei procuratori di Milano e Napoli, il presidente dell’Abi risponde “Ho letto e condivido quando scritto dai procuratori Greco e Melillo. La questione ha serie sfaccettature che non devono essere sottovalutate. Per questo, visto che nel decreto non ci sono deroghe alle procedure bancarie, in questo modo ci sono più responsabilità nella concessione della liquidità e di quanti debbono vegliare sui rischi di riciclaggio E di altri atti malavitosi. Penso che in sede di conversione del decreto in Parlamento possano essere inseriti dei miglioramenti tramite emendamenti su quanto sollevato dai due procuratori come ad esempio la presentazione del certificato antimafia degli imprenditori”. E a chi gli fa notare che il decreto utilizza le banche e non lo Stato direttamente, Patuelli ricorda come “il decreto non è un helicopter money’ (la metafora della distribuzione di denaro pubblico dell’economista Friedman come mezzo per rilanciare l’economia) ma garantisce la liquidità erogata attraverso il canale bancario secondo le procedure. E’ un provvedimento intelligente che punta a garantire la liquidità alle imprese senza gravare troppo sul bilancio dello Stato con meccanismi che il Mef pensa siano accettabili dall’Antitrust Ue. Ma è un provvedimento di un’Italia che ha un grande debito pubblico che dal 1967 non ha smesso di salire con tutti i governi”. E’ giusto che gli imprenditori con disponibilità non si avvalgano della garanzia? “Sì, anche perché credo che chi ha della liquidità che ora rende zero o quasi non trovi conveniente attivare delle garanzie che comunque hanno dei costi crescenti con l’entità del finanziamento”. Infine sulle sempre più ricorrenti ipotesi di utilizzare il risparmio degli italiani, Patuelli evidenzia: “Si può fare ma tutto deve avvenire in forma non coercitiva e con strumenti di incoraggiamento. Bisogna guardare a quanto fece l’Italia nel 1944, ancora divisa fra Italia liberata e occupata. Il prestito Soleri-Einaudi-Bonomi (detto della Ricostruzione ndr) era un’emissione di Buoni del Tesoro esenti da tassazione e con strumenti di incoraggiamento. Al di là delle tecnicalità è importante ricorrere a questi due principi: incoraggiamento e mancata coercizione. Gli italiani hanno già molti obblighi, anche troppi ora, e sono colpiti da un’epidemia. Sono contrario a ogni forma di ulteriore tassazione. Emissioni simili potrebbero quindi essere esenti da tassazione e aperti al risparmio degli italiani ma anche a quello europeo per convogliarlo verso gli investimenti produttivi. Potremo non avere ostacoli dalle Ue (all’esenzione della tassazione ndr) anche considerando che in questo modo non graveremmo sugli altri paesi che diffidano di dover pagare il debito dell’Italia”.