Da banche sforzo massimo, ora impegno per produttività

(27 ottobre 2012) ​Dalla quinta tappa del Road Show Italia a Lecce, il Direttore generale dell’ABI Giovanni Sabatini ha fatto il punto con istituzioni e imprenditori sulle prospettive dell’economia italiana. Continua l’impegno comune in Europa per alleggerire gli effetti di Basilea 3 ed evitare riflessi negativi sulle imprese. Grande sforzo del settore bancario pur in un quadro di scarsa redditività e tassazione insostenibile.  


​“Le banche italiane continuano ad assicurare il necessario sostegno alle imprese, alle famiglie e al Paese in un contesto di perdurante difficoltà”. Lo ha detto il Direttore generale dell’ABI, Giovanni Sabatini, il 27 ottobre alla tavola rotonda “Le Banche italiane per il Paese”, nel corso della quinta tappa a Lecce – dopo Cuneo, Vicenza, Ancona e Viterbo – del Road Show Italia. L’iniziativa è stata avviata dall’ABI con l’obiettivo di raggiungere i territori e rendere ancora più concreto ed evidente quanto le banche fanno per la comunità, soprattutto nella difficile fase congiunturale che il Paese sta attraversando.
“Con l’affievolirsi della ripresa a livello mondiale – ha sottolineato Sabatini – un’Europa epicentro di turbolenze sui mercati finanziari e un quadro interno italiano con un’insufficiente dinamica della crescita, occorre che tutti siano impegnati  in uno sforzo che consenta al Paese di recuperare competitività e crescita”. 
Sabatini ha aggiunto che “è centrale il tema della produttività su cui incidono, oltre al lavoro, molti fattori materiali e immateriali. Occorre giungere quanto prima ad un accordo condiviso da tutte le parti sociali, che porti a sviluppare un sistema di relazioni industriali che crei condizioni di competitività e produttività tali da rafforzare il sistema produttivo e tutelare l’occupazione. Stabilità e crescita sono le due variabili della complessa equazione che dobbiamo risolvere per assicurare il futuro del nostro Paese”. 
“In Italia – ha ribadito Sabatini – le imprese bancarie e le altre imprese condividono un destino comune. È partendo da questa consapevolezza che da più di due anni l’ABI lavora con le altre associazioni di impresa per costruire le soluzioni per reggere l’impatto della crisi e ripartire insieme.”
Sulle Pmi continua intanto l’impegno in Europa per alleggerire gli effetti di Basilea 3 e di una regolamentazione invasiva per l’accesso al credito. Sabatini ha ricordato che la nuova proposta Ue sul meccanismo di “sconto” alle Pmi nel calcolo degli asset ponderati per il rischio assunto dalle banche sui prestiti non evita eventuali riduzioni dei prestiti stessi. “L’obiettivo condiviso con tutte le Associazioni imprenditoriali – ha detto il Direttore generale dell’ABI – è proprio evitare nuovi limiti al credito alle imprese. Si deve scongiurare un credit crunch tecnico da norme, a prescindere dal vero rischio di credito aziendale”.
Tornando all’Italia, Sabatini ha ricordato che “per facilitare l’accesso al credito occorre allentare le tensioni che aumentano la percezione del rischio paese. Se non si riporta questo rischio a livelli ragionevoli, precedenti il 2011, è difficile immaginare che costo e quantità del credito possano migliorare”. Le banche italiane stanno intervenendo al meglio nell’emergenza della crisi, scontando fattori negativi di domanda legati al peggioramento congiunturale, al deterioramento della qualità del credito e alla situazione di liquidità. In altre parole, per Sabatini “uno spread che viaggia ad oltre 310 punti significa inevitabilmente meno liquidità per le banche e costi più alti per finanziarsi, e quindi credito più difficoltoso per imprese e famiglie”.
“È fondamentale – ha aggiunto Sabatini – che cresca nel Paese la consapevolezza del ruolo delle banche e del fatto che le difficoltà che oggi si stanno manifestando nell’erogazione creditizia potrebbero accentuarsi se le imprese bancarie fossero sottoposte a ulteriori penalizzazioni, specie sul piano fiscale e regolamentare. In un quadro congiunturale e prospettico che presenta molteplici fattori di compressione della redditività, le banche dovranno recuperare sia sul fronte dei ricavi sia sul fronte dei costi, sfruttando le nuove tecnologie, aumentando flessibilità ed efficienza a vantaggio dei clienti. Gli aumenti della pressione fiscale, quali quelli da ultimo introdotti con il ddl Stabilità, sono in questo contesto non più sostenibili.”
Parlano i numeri: le banche saranno gravate da nuove forme di aumento della pressione fiscale per oltre 5 miliardi nel 2013-2017. Ciò significa un incremento a livelli lontani dai principali competitors europei: nella media degli ultimi 10 anni si è registrata una tassazione superiore di 15 punti percentuali. Tale onere comporta un effetto negativo sulla capacità di autofinanziamento delle banche italiane, che si riflette in una minore capacità di sostenere l’economia e conseguentemente in una riduzione del gettito complessivo.
“A ciò si aggiungono – ha concluso Sabatini – 500 provvedimenti normativi negli ultimi cinque anni. In questo modo viene messo in discussione un modello virtuoso di fare banca, vicino a imprese e famiglie; un modello di attività al quale le banche italiane sono fortemente attaccate e a cui non vogliono rinunciare”.