(2 dicembre 2016) Focus sull’inclusione finanziaria dei migranti e sullo stato d’arte della rendicontazione di sostenibilità durante l’appuntamento annuale che l’ABI dedica alla Corporate social responsibility
L’inclusione finanziaria ha un’importante impatto nel processo di integrazione sociale ed economica dei migranti. A fine del 2015 oltre 2,5 milioni i conti correnti intestati a cittadini di 22 nazionalità. In pratica 3 migranti su 4 dispongono di un conto con cui accedere ai principali servizi finanziari.
Sono questi i principali dati che emergono dall’ultima indagine dell’Osservatorio nazionale sull’Inclusione economica e finanziaria dei migranti, condotta su un campione rappresentativo dell’80% del settore bancario in termini di totale attivo, e presentata nel corso del Forum Csr 2016, l’appuntamento annuale che l’ABI dedica alla responsabilità sociale d’impresa (Corporate social responsibility) che si conclude il 2 dicembre a Roma.
Alla sua undicesima edizione il convegno si conferma occasione di confronto per gli operatori nazionali e internazionali interessati a promuovere l’integrazione della sostenibilità nel business anche attraverso l’utilizzo di indicatori ambientali, sociali e di governance, e a investire sulla cultura della sostenibilità.
Secondo l’Osservatorio, nato dalla collaborazione fra l’ABI e il Ministero dell’Interno e gestito dal Centro studi di politica internazionale (CeSPI), la metà dei conti correnti intestati a cittadini migranti include l’internet banking, il 41% dispone di servizi di finanziamento, il 40% di servizi assicurativi e il 15% di servizi di investimento. Per ogni conto corrente sono previsti in media 1,5 strumenti di pagamento e due servizi di gestione della liquidità.
Sempre secondo l’Osservatorio i cittadini immigrati continuano ad investire sul “mattone”: i finanziamenti per acquisto della casa rappresentano il 33% del totale dei crediti concessi dalle banche, in crescita del 2,7% rispetto al 2014. Aumentano i flussi complessivi delle rimesse dall’Italia. Crescono del 10,5% anche le micro imprese a titolarità straniera appartenenti al comparto small business delle banche. Nel 2015, infatti sono state oltre 122mila le aziende gestite da imprenditori immigrati contro le 110mila del 2014. Le imprese femminili rappresentano il 31,7% del portafoglio small business con titolare straniero e fanno registrare tassi di crescita superiori alla media negli ultimi 4 anni.
In chiusura del convegno è stata presentata anche l’indagine ABI sullo stato dell’arte della Rendicontazione di sostenibilità, condotta su un campione rappresentativo dell’85% del settore in termini di totale attivo.
Lo studio traccia le linee evolutive della rendicontazione di sostenibilità nel settore bancario.
In particolare: tra i modelli di rendicontazione non finanziaria presi a riferimento si afferma per il 99% del campione l’utilizzo delle linee guida internazionali Global reporting initiative (GRI); per l’85% del campione il Cfo (Chief financial officer, Direttore finanziario) è tra i soggetti che approva i contenuti della rendicontazione; l’83% evidenzia un sempre maggiore coinvolgimento di tutta la struttura aziendale nel processo di rendicontazione.
Le banche italiane, oggi più che mai, contribuiscono allo sviluppo sostenibile delle comunità in cui operano, integrando e condividendo le conoscenze e le “buone pratiche”, individuando le informazioni significative e veicolandole nei modi più opportuni per raggiungere i target desiderati. La gestione delle informazioni non finanziarie e dei conseguenti processi decisionali, contribuisce alla capacità dell’azienda di creare valore, anche attraverso un maggiore coinvolgimento di tutti i membri dell’organizzazione che identificano, ognuno per i diversi ambiti di competenza, obiettivi di sostenibilità, da integrare nella strategia dell’impresa, con riflessi sul piano operativo.