Gli sforzi delle banche italiane per un recupero di redditività

(18 dicembre 2018) ​Rapporto lavoro 2018: gli sforzi delle banche italiane per un recupero di redditività di fronte al difficile contesto macroeconomico e alla necessità di riorganizzazione del settore. Digitalizzazione e nuovi modelli di business tra i principali elementi di attenzione

​Le banche italiane continuano ad agire in un contesto caratterizzato da incertezze macroeconomiche, incessanti pressioni della regolamentazione e della vigilanza europea ed esigenze di riorganizzazione del lavoro. Il settore bancario – particolarmente interessato dall’impatto delle nuove tecnologie – è all’avanguardia nella trasformazione digitale dei servizi e dei processi, con effetti sia nel rapporto con i clienti, sia nella gestione delle risorse umane: trasformazione digitale che comunque rappresenta un’opportunità di crescita e di ulteriore valorizzazione delle persone.
Il settore affronta questo scenario partendo da basi più solide rispetto al recente passato, con una qualità degli attivi in netto miglioramento e più pronto ad operare nel nuovo contesto che va delineandosi.
Tuttavia, la redditività si conferma ancora inferiore a quanto necessario a garantire un adeguato supporto alla crescita dell’economia italiana. L’eventuale conferma di segnali di rallentamento economico, ancora di più se associati alla stabilizzazione dello spread sovrano su livelli elevati, potrebbe compromettere i risultati fin qui raggiunti.
Nonostante i progressi già realizzati, si rendono necessarie ulteriori azioni incisive per recuperare margini di efficienza, a sostegno della redditività e in risposta alle crescenti pressioni concorrenziali che arrivano anche da società esterne al settore. Un percorso che passa per la razionalizzazione dei costi, oltre che per una maggiore diversificazione dei ricavi, che risulta complessa in un contesto economico ancora in lento sviluppo.
Non saranno però sufficienti le sole iniziative interne al settore, per quanto intense ed incisive. È infatti necessaria una giusta combinazione di più fattori: un quadro congiunturale favorevole, interventi di riforma volti a calmierare i mercati finanziari – ed in particolare le attuali tensioni sul rischio sovrano, che potrebbero impattare sul patrimonio e sul costo della raccolta delle banche e quindi sul costo del credito – e, infine, un quadro di regole che non penalizzi l’attività delle banche a supporto di famiglie e imprese.
Questa la sintesi della ventiseiesima edizione del Rapporto Abi 2018 sul mercato del lavoro nell’industria finanziaria – introdotto oggi a Milano dal Presidente del Comitato Affari Sindacali e del Lavoro di ABI, Salvatore Poloni, e presentato dal Vice Direttore Generale dell’Abi, Gianfranco Torriero, e dal Direttore Centrale ABI (Responsabile Direzione Sindacale e del Lavoro), Stefano Bottino – che fornisce un quadro della posizione competitiva del settore bancario italiano attraverso l’esame di numerose informazioni riferite alle risorse umane, alla loro gestione e al relativo costo.

I bancari 
Nel settore del credito italiano la stabilità del posto di lavoro continua ad essere un profilo caratteristico con un’incidenza di oltre il 99% dei contratti a tempo indeterminato (compresi gli apprendisti).
In forza degli scenari organizzativi e prospettici, il settore ha registrato nel 2017 una contrazione degli organici intorno al 3,5% confermando nella pressoché totalità dei casi una gestione delle uscite su base volontaria, attraverso l’accompagnamento a pensione tramite le prestazioni straordinarie del Fondo di solidarietà (ammortizzatore sociale del settore).
Tra le principali caratteristiche del personale bancario si evidenziano anche la qualità professionale in costante crescita (con il 38,9% di laureati) e il continuo aumento del personale femminile che rappresenta ormai quasi la metà dei dipendenti di settore (45,9%).
Di fronte ad uno scenario in rapida evoluzione, dunque, sono necessarie azioni volte ad ottimizzare i modelli di business in “continuità” con la natura di banca commerciale, e a rinnovare il modello distributivo – in una logica crescente di multicanalità – per via del progressivo aumento del numero di “clienti digitali”.
Alla presentazione dei principali risultati emersi da parte degli autori, sono seguiti gli interventi di Claudio Lucifora, Ordinario Economia Politica all’Università Cattolica del Sacro Cuore e Consigliere esperto Cnel; e di Fabrizio Daverio, Studio legale Daverio & Florio.