I tagli non sono una risposta

Intervista a Francesco Micheli, Presidente del Comitato sindacale e del lavoro ABI
di Ildegarda Ferraro
 “Io sono ottimista anche se ogni giorno c’è un nuovo problema, perché sono sicuro che questo stato di cose non può durare. Credo in una coscienza sociale complessiva che è proiettata verso il futuro». Chi è ottimista, ma vede uno scenario in cui le difficoltà aumentano giorno dopo giorno, è Francesco Micheli, Presidente del Comitato sindacale e del lavoro dell’ABI, che ha guidato la delegazione per il contratto, oltre che banchiere impegnato in Intesa Sanpaolo …”

​”…c’è molto da fare. Dobbiamo passare dalle parole ai fatti. Far scendere il nuovo modello nella contrattazione di prossimità». E ancora: “I tagli non possono essere una risposta in sé. Il taglio va bene se è strumentale a superare dei momenti contingenti. Dopodiché si devono fare altre valutazioni. È il sistema organizzativo che entra in ballo. Quello che conta è trovare soluzioni coerenti con un mondo che cambia, in cui la vita diventa più lunga e occorre sapere mettersi sempre in gioco per affrontare il cambiamento ed essere pronti alle sfide nuove che ci aspettano”. Un anno duro alle spalle e un altro pesante davanti.Un contratto molto innovativo chiuso a gennaio, passato alle assemblee entro aprile, una lunga trattativa per la riforma del mercato del lavoro. In prospettiva davanti mesi difficili. Costante il confronto con il sindacato.«Nella gestione della trattativa sulla riforma del mercato del lavoro i sindacati hanno ottenuto grandi risultati. Da negoziatore devo dare atto che sono stati bravissimi e hanno portato a casa quanto potevano». È un giudizio su una trattativa specifica e recente, ma Micheli non ha mai lesinato i riconoscimenti alle controparti negoziali. Camicia bianca d’ordinanza, Micheli ha la reputazione di un negoziatore pragmatico, duro ma di grande equilibrio, uno che non gioca su più tavoli o che non punta a spaccare il sindacato.Dall’altra parte lo guardano con il rispetto che si ha per la controparte con cui confrontarsi ma in fondo anche comprendersi. Sarà che tutti aspiriamo a un «buon nemico per la vecchiaia» seguendo l’aforisma di Ennio Flaiano. Oppure potrebbe trattarsi di una forma particolare della sindrome di Stoccolma, per cui sequestrati e sequestratori si sentono legati da sentimenti positivi. Micheli è convinto che sia buona la prima, quella del «buon nemico per la vecchiaia».Mi è capitato di sentire raccontare da un sindacalista dei suoi trascorsi come giovane calciatore, dando di lui un’immagine diversa. Devo dire che vale anche il contrario, visto che l’ho sentito parlare di tempi eroici in cui lavorava in un’azienda nella Tiburtina Valley, dove si trovò a dover gestire tagli e licenziamenti di persone con cui aveva anche fatto i turni di notte. «Bisogna anche saper gestire il conflitto”.Ogni tanto emerge dalle strategie anche questo, ma è proprio di chi pensa che sia un’eccezione. Insomma, l’idea che se ne ricava è che per un negoziatore l’arte della guerra è di fondo l’arte della pace, dove quello che conta è negoziare bene per raggiungere un punto d’equilibrio stabile e conveniente per tutti.”

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