Il 66% del risparmio dei migranti resta in Italia

​(29 ottobre 2013) Presentazione del secondo anno di attività dell’Osservatorio Nazionale sull’Inclusione Finanziaria dei migranti, oggi a Roma nell’ambito del Forum CSR 2013. Un nuovo cittadino su tre ha un rapporto “evoluto” con la banca. In tre anni questa fascia di clientela è raddoppiata.


​Si rafforza il legame tra i cittadini migranti e il territorio e  le imprese bancarie. Il processo di integrazione e di partecipazione degli immigrati alla vita sociale ed economica del Paese viene favorito e accelerato dall’inclusione finanziaria. Secondo l’ultima indagine dell’Osservatorio Nazionale sull’Inclusione Finanziaria dei migranti, su un campione rappresentativo di nuovi cittadini, il 66% del risparmio degli intervistati resta in Italia, per fare fronte alle emergenze determinate dalla crisi (il 27%) e per motivi legati ad esigenze tipiche di chi sembra aver scelto di radicarsi e integrarsi nel nostro Paese (in particolare l’11% per l’educazione e il 10% per l’acquisto della casa). 
Sono questi alcuni dei dati che emergono dalla giornata conclusiva del Forum CSR 2013, l’appuntamento organizzato dall’Associazione bancaria italiana (ABI) sulla Responsabilità sociale d’impresa. Focus oggi sull’inclusione finanziaria dei migranti. Nella giornata che ha visto la partecipazione del Ministro per l’integrazione Cécile Kyenge, del Vice Ministro degli Esteri Marta Dassù, del Vice Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali Maria Cecilia Guerra, del Prefetto Angelo Malandrino Direttore Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione del Ministero dell’Interno, e di Giulia Amadori della Direzione Generale Affari Interni-Unità Immigrazione e Integrazione presso la Commissione Europea, è stato presentato il secondo anno di attività dell’Osservatorio Nazionale sull’Inclusione Finanziaria dei migranti.
Prima esperienza nel panorama italiano ed europeo, l’Osservatorio è un progetto pluriennale (con scadenza a giugno 2014), nato dalla collaborazione fra l’ABI e il Ministero dell’Interno, e coordinato dal Centro Studi di Politica Internazionale (CeSPI). L’Osservatorio intende fornire uno strumento di analisi e monitoraggio costante e organico del fenomeno dell’inclusione finanziaria dei migranti nel nostro Paese, quale condizione necessaria per favorire il processo di integrazione. Obiettivo è supportare gli operatori del mercato nella definizione di strategie integrate per accelerare e rafforzare il processo di partecipazione degli immigrati alla vita del Paese.
Come nel primo anno di attività, tre le aree di indagine dell’Osservatorio: il lato dell’offerta col coinvolgimento delle banche italiane (pari al 74% del totale attivo del sistema, il 61% degli sportelli di sistema) e di BancoPosta; il lato della domanda con interviste e questionari ad un campione significativo di migranti di dieci nazionalità nelle città di Milano, Roma e Napoli; e l’imprenditoria tramite l’analisi delle imprese condotte da immigrati presenti in quattro territori campione (Milano, Bergamo, Brescia e Roma).
L’evento è in partnership con il convegno “Presentazione del Progetto GreenBack 2.0: Torino città campione delle rimesse” organizzato da Banca Mondiale. Rendere il mercato dei servizi di rimesse più trasparente, efficiente e orientato alle esigenze dei migranti l’obiettivo del progetto promosso da Banca Mondiale. A partire da Torino, verranno implementate le attività volte a rendere più efficiente il mercato delle rimesse.

La bancarizzazione dei migranti
Quasi 2milioni il numero dei conti correnti presso banche e BancoPosta intestati a cittadini immigrati di 21 nazionalità (pari all’88% dei migranti residenti in Italia) considerate nell’indagine del CeSPI a dicembre 2011. Circa 2.264.900 i cittadini immigrati che hanno accesso diretto al conto corrente se si considerano i conti cointestati. Nell’indagine sono state ricomprese anche le carte con Iban e la carta PostePay offerta da BancoPosta, limitatamente ai clienti che non sono titolari di un conto corrente: pari a circa 580.900 il numero di cittadini immigrati titolari questi strumenti.

Il cliente “evoluto”…
Utilizza almeno 6 prodotti bancari, è prevalentemente uomo (60%), sposato o comunque convivente (80%), di  età compresa fra i 35 e i 55 anni (61%), residente in Italia da almeno 14 anni (dato medio) e con un profilo di istruzione alto (il 43% ha un titolo di scuola superiore e il 37% un titolo universitario). È questo il cliente “evoluto”, ossia che ha una relazione “matura” con il sistema finanziario, in risposta a una pluralità di esigenze che vanno oltre la semplice custodia del risparmio e la concessione del credito, ma che riguardano anche i pagamenti e una gestione più attiva del proprio patrimonio.
 
… e sempre più tecnologico
Uno dei principali indicatori del grado di inclusione finanziaria dei migranti è relativo all’utilizzo dei diversi prodotti e servizi finanziari. Dati interessanti sono sull’evoluzione del grado di utilizzo dei diversi prodotti bancari in termini di percentuale di utilizzatori sul totale dei correntisti. In particolare dal rapporto curato dal CeSPI emerge la forte diffusione degli strumenti di pagamento, nello specifico della carta Bancomat, generalmente associata al conto corrente, che riguarda la quasi totalità dei correntisti: pari all’86% circa secondo l’indagine 2012, era intorno al 66% nel 2008. Rilevante anche l’incidenza dei servizi di internet banking, passati dal 9% rilevato nel 2008 dall’indagine, a oltre il 25% nel 2012.
 
Il rapporto con la banca
Considerando i titolari  di conti correnti a livello di nucleo familiare, la percentuale di coloro che detengono più di un conto corrente in istituzioni diverse (sia BancoPosta che una banca) è pari al 26%.
In generale, il cliente immigrato è un cliente informato. Il 30% dei correntisti ha avuto rapporti con banche diverse da quella attuale. Un terzo dei casi ha cambiato operatore per via di un trasferimento geografico, il 15% per motivi legati alla relazione con l’istituto di riferimento, la metà (il 51%) per valutazioni di convenienza dei servizi e prodotti offerti. Il passaparola si conferma di gran lunga il principale canale di accesso alla banca (per il 44% del campione).