
(28 ottobre 2013) Questa la riflessione al centro delle due giornate di Forum Csr dell’ABI, che si è aperto oggi a Roma. All’ottava edizione, l’appuntamento annuale che l’Associazione Bancaria Italiana dedica alla responsabilità sociale d’impresa (Corporate social responsibility, Csr) si conferma occasione di confronto per gli operatori nazionali e internazionali interessati a promuovere l’integrazione della sostenibilità nel business anche attraverso l’utilizzo di indicatori ambientali, sociali e di governance, e a investire sulla cultura della sostenibilità.
“Creare valore per la collettività – dice il Direttore generale dell’ABI, Giovanni Sabatini – è la sfida di cui oggi siamo investiti. Fare responsabilità d’impresa non può più avere il solo fine di espandere le proprie attività, ma di creare esempi positivi che impattino sulla comunità. L’obiettivo deve essere di partecipare a un miglioramento qualitativo orientato a nuovi equilibri per la sostenibilità economica, ambientale, sociale e alla equità infra e intergenerazionale. Solo agendo in questa prospettiva, si potranno ottenere vantaggi competitivi duraturi nel tempo”.
L’ABI è stata testimone nell’ultimo decennio del grande fermento che ha portato diverse realtà bancarie del nostro Paese a esperimenti, che ormai sono prassi consolidate, volti a presentare una rendicontazione sempre più funzionale alla gestione e alla valorizzazione di aspetti extrafinanziari del business.
Il 70% delle banche integra la Csr nel business
Dall’indagine ESG Benchmark 2013, che l’ABI promuove ogni due anni tra gli associati per acquisire le informazioni ambientali, sociali e di governance (ESG) relative all’attività bancaria, emerge che il 65% del campione, rappresentativo del 70% del totale attivo di sistema a dicembre 2012, prende in considerazione questi temi nella strategia di sviluppo del proprio business, per meglio gestire impatti, rischi e opportunità connessi al proprio business. I temi maggiormente considerati sono quelli che hanno a che fare con il coinvolgimento degli stakeholder (55%), il sistema incentivante (54%), la Corporate Governance (oltre il 50%), ma anche le politiche di credito (50%) e di investimento (38%).
Presidio Csr
All’interno delle banche è ormai diffuso un presidio dedicato alla Csr, che nel 72% dei casi è un’unità dedicata. Negli ultimi anni è inoltre cresciuta la promozione di un modello che formalizza l’interazione tra l’unità o il presidio Csr e le altre aree della banca. Attualmente circa l’80% del campione si avvale di modalità strutturate di condivisione delle informazioni, utili soprattutto alla redazione del bilancio di sostenibilità.
Il codice etico
La totalità del campione dispone di un codice etico che si conferma, assieme al bilancio di sostenibilità, lo strumento più diffuso di Csr. Per quanto riguarda i contenuti del documento, una costante è l’indicazione dei diritti, doveri e responsabilità della banca nei confronti degli stakeholder (96%), degli organi preposti al controllo e a cui rivolgersi in caso di violazioni e delle norme di comportamento (94%), dei meccanismi di attuazione e controllo (92%), dei meccanismi di remunerazione/sistema incentivante (85%).
Il 37% del campione dichiara di aver sottoposto il codice etico ad aggiornamento e di avere erogato appositi corsi di formazione per tutti i dipendenti (82%), a riprova che lo strumento è utile in quanto vissuto dall’organizzazione e modellato sulle sue esigenze mutevoli.