E’ giunto il tempo delle azioni. La crisi che oggi viviamo è una crisi di fiducia nei confronti dell’Unione europea come entità politica e economica. Non è semplicemente la sommatoria delle difficoltà di alcuni dei suoi paesi membri. Per questo la risposta deve essere politica, europea ed unitaria, e andare nel senso di una scelta federale. E’ questo il messaggio centrale del documento ‘’L’Italia e il futuro dell’euro e dell’Unione europea, le proposte delle imprese italiane’’, presentato il 1 agosto presso la sede dell’ABI. Hanno spiegato e illustrato l’iniziativa i vertici delle cinque associazioni d’impresa: Giuseppe Mussari (ABI), Paolo Garonna (Ania), Luigi Marino (Alleanza delle cooperative), Giorgio Squinzi (Confindustria), Giorgio Guerrini (Rete imprese Italia).Nei giorni successivi hanno aderito all’iniziativa anche Cia, Coldiretti e Confagricoltura.
In Italia è necessario adottare ulteriori riforme strutturali in grado di consolidare la credibilità del Paese e favorire la ripresa della competitività. L’Italia rappresenta a tutt’oggi la seconda piattaforma industriale d’Europa, e ha fondamentali ben più solidi di quelli che le vengono comunemente accreditati.Occorre creare un nuovo clima sociale che favorisca la cooperazione attiva e fattiva tra parti sociali e tra queste e il Governo e le forze politiche. Non vi è soluzione ai nostri problemi se non saremo in grado di affrontarli con logiche e soluzioni del tutto diverse rispetto al passato.È stato fatto molto, ma molto ancora resta da fare; perciò l’azione avviata è tutt’altro che compiuta.Le imprese italiane incoraggiano il Governo Monti a non desistere dal portare avanti, nella rimanente parte di questa legislatura, l’azione riformatrice già disegnata e a completare il difficile compito a cui è stato chiamato dall’intero Paese. Riaffermare questo impegno è necessario ogni giorno di più.Ma è soprattutto necessario prendere atto che le incertezze circa il percorso che il risanamento effettuato seguirà nel prossimo lustro impediscono di beneficiare nel breve termine dei frutti che le riforme già realizzate avrebbero potuto e potrebbero generare. In questo contesto non è più rinviabile – come richiesto autorevolmente dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano – una riforma condivisa del sistema elettorale.E’ dunque urgente che i partiti che si sono meritoriamente assunti la responsabilità di sostenere il Governo Monti in primo luogo, ma anche tutti coloro i quali si candidano a governare il Paese, riaffermino in maniera solenne e congiunta l’adesione a pochi principi chiari e si impegnino, a rispettarli.Sul fronte della crescita, ci si dovrà in particolare concentrare su:
- Innovazione e produttività. Per riportare l’Italia sulla strada di una maggiore crescita si deve puntare su politiche di sostegno all’imprenditorialità, attraverso la valorizzazione del patrimonio diffuso di impresa, dei nostri asset produttivi nell’ambito della catena globale del valore, della innovazione distintiva delle nostre produzioni, nel manifatturiero, nell’agricoltura, nell’agroalimentare, nel turismo, nella cultura e nell’ambiente, che dovranno essere sostenute con adeguate politiche di incentivazione basate su valutazioni ex ante ed ex post di efficacia e che prevedano la combinazione di strumenti strutturali fiscali e automatici con strumenti selettivi. Si dovrà aumentare la produttività di tutti i fattori, ridurre il cuneo fiscale e contributivo, collegare strettamente incrementi retributivi e incrementi di produttività rafforzando e rendendo strutturale la detassazione delle erogazioni per premi e straordinari.
Si tratta con tutta evidenza di porsi l’obiettivo di definire una nuova matrice dei rapporti tra capitale e lavoro, dove il comune obiettivo del risultato aziendale, faccia premio su ogni contrapposizione ideologica.
Serve anche una maggiore collaborazione tra le imprese, anche attraverso il contratto di rete che va rafforzato ed incentivato. Ciò potrà favorire anche un migliore rapporto con le imprese bancarie. - Liberalizzazione e semplificazione. Per incrementare la produttività è indispensabile creare un ambiente favorevole all’impresa e puntare sulla concorrenza, rimuovendo i fattori che la ostacolano. Tra questi vi è una regolazione elefantiaca e inefficiente dello Stato in economia: una burocrazia soffocante, e la lentezza della macchina giudiziaria. Si deve puntare a combattere la cattiva burocrazia e a semplificare i rapporti tra imprese e PA, partendo dalla revisione delle regole – complesse, contraddittorie e incerte – uniformandole agli standard europei per finire con i comportamenti di chi è chiamato ad attuarle, con l’obiettivo di eliminare gli ostacoli agli investimenti privati e all’attrazione di investitori e capitali esteri.
- Politica economica e infrastrutturale. Serve una politica economica focalizzata su pochi chiari obiettivi, coerenti con quelli concordati in ambito comunitario. Occorre anche delineare un programma nazionale delle infrastrutture più strettamente collegato alla pianificazione infrastrutturale europea e più attento alle esigenze locali di integrazione con le reti nazionali e internazionali. Una robusta accelerazione nell’utilizzo dei fondi strutturali europei, ed una loro eventuale riprogrammazione, possono mettere a disposizione di tali politiche parte delle risorse necessarie.