Linee guida sull’applicazione dei principi Ue di sostenibilità

​(13 febbraio 2021) Fornire una valutazione di fattibilità sull’ampliamento volontario ai prodotti bancari creditizi dell’applicabilità della tassonomia Ue delle attività economiche sostenibili e promuovere il dibattito in materia: questo l’obiettivo del progetto avviato dalla Federazione Bancaria Europea in collaborazione con UNEP FI, partnership tra United Nations Environment Programme e il mondo della finanza globale, e che ha visto coinvolta anche l’Associazione Bancaria Italiana.

I risultati del lavoro sinora condotto sono illustrati in un rapporto recentemente diffuso (link: https://www.ebf.eu/wp-content/uploads/2021/01/Testing-the-application-of-the-EU-Taxonomy-to-core-banking-products-EBF-UNEPFI-report-January-2021.pdf) e in cui sono analizzate le principali implicazioni di un’applicazione volontaria della tassonomia ai prodotti bancari creditizi. 
Il documento è il frutto dell’attività di un gruppo di lavoro cui hanno preso parte 26 banche europee e otto associazioni bancarie nazionali, inclusa l’Associazione Bancaria Italiana. Hanno inoltre partecipato, in qualità di osservatori, rappresentanti dell’Eba, della Commissione Europea, della Bei, del Fei (Fondo Europeo per gli investimenti), dell’Efrag (European Financial Reporting Advisory Group) e dell’iniziativa “Principles for Responsible Investment”. 
Tra gennaio e agosto 2020 il gruppo di lavoro ha testato, con riferimento ai prodotti creditizi, l’applicazione volontaria della tassonomia Ue a oltre 40 tipologie di transazioni o rapporti in essere con la clientela, abbracciando una vasta categoria di macro-settori e attività economiche e un insieme rappresentativo di clientela, aree geografiche e prodotti e servizi bancari (ad esempio prestiti al dettaglio per l’efficientamento energetico di abitazioni e per veicoli elettrici; prestiti corporate per l’efficientamento energetico di edifici commerciali; prestiti a imprese, incluse le Pmi, finalizzati ad attività/progetti sostenibili dal punto di vista ambientale). 
La sperimentazione ha dunque teso a valutare in che misura e secondo quali modalità la tassonomia Ue delle attività economiche sostenibili, che già si applica necessariamente ad alcuni prodotti e servizi finanziari, possa eventualmente venir applicata volontariamente alla valutazione di sostenibilità di portafogli/prodotti bancari non previsti dal Regolamento e per i quali la tassonomia potrebbe diventare comunque uno standard di riferimento (ad esempio ai fini della Dichiarazione Non Finanziaria/Rendicontazione di Sostenibilità ovvero in relazione ad eventuali richieste di secondo pilastro in ambito Vigilanza prudenziale) .
Il rapporto delinea iter e princìpi concreti per l’applicazione pratica della tassonomia europea per l’identificazione delle attività economiche ambientalmente sostenibili nell’ambito delle attività bancarie analizzate e rivolge, in particolare, otto raccomandazioni a legislatori e regolatori, enti di certificazione e alle stesse banche. Tre di esse rivestono particolare rilevanza: le prime due, indirizzate a legislatori e regolatori, invitano a valutare attentamente le specificità dei prodotti e servizi bancari analizzati per cui la piena applicazione della tassonomia Ue può essere limitata e ad agevolare la raccolta e la gestione dei dati attraverso lo sviluppo di strumenti per facilitare l’applicazione della tassonomia Ue; l’ottava raccomandazione è volta a suggerire l’elaborazione di  linee guida condivise di settore per l’implementazione e l’applicazione della tassonomia ai prodotti bancari principali.
Al di là delle analisi di fattibilità sull’applicazione anche ai prodotti creditizi, che formalmente non sono citati nel Regolamento comunitario, dall’utilizzo della tassonomia ‘verde’ da parte delle banche – già adottata per alcuni prodotti finanziari – possono derivare una serie di positive ricadute: una tendenziale convergenza delle tassonomie delle rispettive banche, così da favorire una migliore comparabilità dei prodotti bancari per gli investitori; un ampliamento della gamma di prodotti ‘green’ a disposizione degli investitori; una migliore capacità delle banche di soddisfare le preferenze della propria clientela verso prodotti sostenibili; una migliore capacità di mappare le esposizioni, anche in vista di eventuali incentivi mirati; non ultime, positive ricadute reputazionali grazie a una più trasparente e univoca comunicazione sulle iniziative positive sotto il profilo dell’impatto ambientale. Al contempo, fra i temi di attenzione vi è la necessità che le imprese, anche le Pmi, si organizzino per fornire indicazioni sul proprio profilo di sostenibilità e di allineamento con la tassonomia Ue per la finanza sostenibile, che dovrebbe sempre più rappresentare il perno anche delle politiche Comunitarie e nazionali a sostegno della transizione verso una economia più sostenibile.