Audizione ABI sul disegno di legge n. 3181
11^ Commissione Lavoro, previdenza sociale del Senato
3 ottobre 2012
Premessa
ABI desidera anzitutto esprimere, a codesto autorevole Collegio, la propria gratitudine per l’opportunità di partecipare alla presente Audizione sul ddl n. 3181 “Interventi a sostegno del pensionamento flessibile e della solidarietà intergenerazionale”, provvedimento che prefigura misure largamente apprezzabili in linea con le evoluzioni più recenti dell’ordinamento giuslavoristico. In tal senso Abi auspica che la Commissione possa promuovere una accelerazione dell’iter parlamentare del ddl, con l’obiettivo della sua traduzione in legge entro l’attuale legislatura.Si tratta di un provvedimento presentato ed elaborato da taluni autorevoli parlamentari già nel febbraio scorso, all’indomani di una riforma pensionistica (legge n. 214/2011), la quale, se per un verso ha il pregio di muovere verso una sempre maggiore uniformità delle regole previdenziali applicabili alle varie categorie di lavoratori e di implementare l’obiettivo primario del contenimento della spesa pubblica, per altro verso determina pesanti irrigidimenti sul fronte del turn over della forza-lavoro, soprattutto in una fase in cui da una parte le aziende, e fra esse le banche, stanno varando forti ristrutturazioni organizzative e produttive per il superamento dell’attuale stato di crisi, dall’altra la disoccupazione giovanile sta registrando preoccupanti ed inaccettabili alti livelli.Come noto, già nello scorso decennio, le banche hanno perseguito l’obiettivo di adeguare la produttività di sistema al contesto europeo, anche attraverso una politica di rinnovamento della forza lavoro: il tutto è stato possibile grazie all’utilizzo del Fondo di solidarietà di settore, costituito ai sensi dell’art. 2, comma 28 l. n. 662/1996, che ha consentito la gestione di esuberi aziendali senza generare tensioni occupazionali, in quanto gli interventi del Fondo si sono per lo più basati su misure di accompagnamento volontario alla pensione di lavoratori con requisiti di prossimità al relativo trattamento.Si consideri che ad oggi sono circa 40 mila i dipendenti bancari che hanno fruito delle prestazioni in parola, senza alcun aggravio per la finanza pubblica. L’utilizzo dello strumento ha altresì evitato che i dipendenti di settore ricorressero diffusamente all’indennità di disoccupazione nonostante le banche contribuiscano annualmente al suo finanziamento con oltre 200 mln, di fatto “a fondo perduto”.