(31 luglio 2017) Crescita del Pil a +1,3% nel 2017 e stabile su questo livello anche nel biennio successivo. In miglioramento la qualità dell’attivo bancario tra il 2017 e il 2019, con una riduzione media annua del 15% delle sofferenze nette, e un calo del rapporto sofferenze nette su impieghi di oltre il 40% nel triennio. Aumenta lo stock dei prestiti: oltre 140 miliardi in più tra fine 2016 e fine 2019. In ripresa la redditività e in ulteriore aumento la patrimonializzazione.
Lo scenario previsivo diffuso dall’Ufficio studi dell’ABI, costruito come di consueto insieme agli Uffici studi delle principali banche operanti in Italia, indica un ulteriore rafforzamento della crescita della nostra economia.
In questo Rapporto prevediamo una crescita dell’economia italiana stabilmente superiore all’1% nei prossimi tre anni. Il Pil avanzerebbe dell’1,3% nell’anno in corso, in aumento di quattro decimi di punto rispetto a quanto fatto nel 2016, per poi stabilizzarsi su questi livelli anche nel successivo biennio. Nel complesso, secondo le nostre previsioni, le manovre di bilancio si incammineranno su di un sentiero di rientro coerente con lo stato del ciclo: a fine 2019 il rapporto debito/PIL risulterà inferiore di quasi 5 punti percentuali al dato dello scorso anno.
Elemento determinante della nostra previsione sulla dinamica attesa delle principali grandezze dello stato patrimoniale risiede nell’evoluzione positiva della qualità dell’attivo avviatasi nel 2016. Le nostre stime indicano che lo stock di sofferenze nette si dovrebbe ridurre di 30 miliardi di euro nel triennio di previsione (pari al 35% dello stock di fine 2016). I ¾ della riduzione dello stock riguarderebbe sofferenze in capo alle imprese. In questo modo nel prossimo triennio il rapporto tra sofferenze nette e totale impieghi dovrebbe seguire un trend di continua e significativa discesa: a fine 2019 il rapporto sofferenze/impieghi dovrebbe collocarsi al 2,7%, valore inferiore di quasi 2 punti rispetto al 2016. Eventuali accelerazioni nel processo di smaltimento degli Npl potrebbero rinforzare i trend da noi indicati determinando un valore finale del rapporto sofferenze/impieghi più contenuto.
Il consolidamento atteso nel processo di riduzione del rischio di credito, trainato da un significativo miglioramento del merito di credito delle imprese, dovrebbe indurre una più rapida crescita degli impieghi all’economia: nel triennio lo stock di credito concesso ai residenti dovrebbe aumentare di circa 140 miliardi di euro, con una variazione media annua del 2,6%. Tenendo conto dei soli crediti in bonis, al netto quindi dei deflussi di crediti in sofferenza, il tasso medio di crescita degli impieghi risulterebbe pari al 4%.
Gli indici patrimoniali, dopo la riduzione registrata nel 2016, riprenderanno a crescere: a fine 2019 il Cet1 ratio si collocherebbe al 13%, 1,5 punti percentuali superiore al valore di fine 2016.
L’avvio di una diversa intonazione della politica dei tassi di interesse dovrebbe limitare gli impulsi depressivi sul margine di interesse che così potrà trarre profitto dalla, pur contenuta, crescita dell’attività di intermediazione. I ricavi totali dovrebbero crescere secondo un tasso medio annuo del 3,6%.
Il complesso dei costi operativi dovrebbe ridursi in ciascun anno della previsione, cumulando minori oneri, rispetto al 2016, per oltre 5 miliardi di euro nel corso del triennio (oltre il 10% in meno); la maggior parte di tale riduzione sarebbe dovuta al progressivo venir meno degli oneri straordinari connessi sia agli interventi di risoluzione di alcune realtà aziendali sia agli effetti per l’interruzione anticipata dei rapporti di lavoro.
A fine periodo di previsione l’indicatore di efficienza della gestione (il cost/income ratio) dovrebbe risultare pari al 58%.
La previsione sui flussi di rettifiche e accantonamenti rappresenta la vera spinta al miglioramento della redditività della gestione: se nel 2016 gli accantonamenti avevano sottratto risorse per quasi 36 miliardi di euro (pari al 170% del risultato di gestione) nei tre anni di previsione tale flusso si dovrebbe ridurre ad un valore medio annuo di 19 miliardi di euro pari al 65% del risultato di gestione medio del periodo 2017-2019; miglioramento notevole che tuttavia non riesce ancora a riportare l’incidenza degli accantonamenti sui valori di riferimento del periodo pre-crisi. Tale previsione non considera operazioni straordinarie dal lato della vendita di stock di crediti in sofferenza, al netto di quelle già programmate e/o in stadio avanzato di attuazione per quest’anno: ovviamente l’implementazione di tali operazioni comporterebbe un livello di rettifiche e accantonamenti presumibilmente superiori a quanto da noi attualmente previsto.
Nel complesso, un volume di ricavi in significativa ripresa dai bassi livelli del 2016, un controllo serrato dei costi e un miglioramento importante del costo del rischio, consentiranno una buona ripresa della redditività.
Il Roe, cioè l’utile sul patrimonio, lo stimiamo in crescita costante nel triennio di previsione, a fine periodo si collocherebbe intorno ad un 2,8%, in aumento di oltre 7 punti percentuali rispetto al 2016, ma ancora inferiore rispetto al periodo precrisi.