(30 dicembre) E’ stato pubblicato il nuovo numero dei Temi di Economia e Finanza (Tef) prodotti a cura dell’Ufficio Studi dell’ABI rivolto all’analisi della relazione tra attività di livello 3 e rischio di default bancario
L’analisi contribuisce al dibattito sulla valutazione degli attivi di livello 3 detenuti dalle banche, cioè i titoli illiquidi per cui non sono disponibili quotazioni di mercato, particolarmente rilevanti per i grandi gruppi bancari originari dei principali mercati del centro-nord Europa, dove è più diffuso il modello di banca di investimento. Per i gruppi italiani l’incidenza delle attività di livello 3 sul capitale bancario è di oltre il 40% inferiore al dato medio dei gruppi di Germania, Francia e UK. Tale dibattito rileva per le possibili implicazioni in termini di regolamentazione finanziaria che ha finora concentrato l’attenzione sul rischio di credito che le banche assumono mentre è rimasta marginale l’attenzione su questa tipologia di attivi.
Per valutare la relazione tra attività di livello 3 e rischio bancario si è fatto riferimento ai dati di bilancio relativi al biennio 2013-2014 di 94 grandi banche europee, molte delle quali sottoposte al meccanismo unico di vigilanza. Queste informazioni sono utilizzate per valutare se e come un classico indicatore che coglie la rischiosità bancaria (lo Z-score), sia influenzato dall’incidenza delle attività di livello 3 sull’attivo bancario complessivo.
Le analisi svolte evidenziano che una maggiore incidenza delle attività di livello 3 implica un aumento della rischiosità bancaria. Tale relazione è statisticamente significativa. In particolare, utilizzando un modello econometrico che include sia variabili bancarie (es., capitalizzazione, efficienza, dimensione, ecc.) sia variabili macroeconomiche (es., crescita economica, disoccupazione, tasso d’interesse) le stime mostrano che un incremento di 1 punto percentuale della quota di attività di livello 3 provoca un aumento della rischiosità bancaria per 2,1 punti. Al contrario, un aumento di 1 punto percentuale della quota di impieghi verso clientela provoca una riduzione del rischio bancario per 0,2 punti.
I risultati dello studio suggeriscono che il regolatore dovrebbe valutare i rischi impliciti nella “incerta” valutazione delle attività di livello 3 con la stessa (se non maggiore) attenzione che manifesta rispetto all’analisi della qualità del credito.
V. D’Apice, F. Masala, P. Morelli, “Level 3 Assets and Bank Default Risk”, ABI Research Paper Special Issue n. 5., 2016