(13 giugno 2016) Intervento del Direttore generale ABI Giovanni Sabatini al Seminario istituzionale svoltosi presso la Commissione finanze della Camera dei Deputati
Onorevoli deputati, a nome del Presidente Antonio Patuelli e dell’Associazione Bancaria Italiana Vi ringrazio per l’invito che ci avete rivolto a partecipare a questo importate momento di confronto in questa prestigiosa sede istituzionale.Il mio intervento si focalizzerà su alcuni spunti di riflessione in merito allo stato dell’educazione finanziaria in Italia e a quanto fatto dal mondo bancario con l’obiettivo di contribuire alla sua diffusione, per poi passare al tema cardine di questo seminario, ovvero le opportunità sottese all’adozione di una normativa specificamente dedicata al tema di educazione finanziaria nel nostro Paese.E’ ampiamente riconosciuto il fatto che un elevato livello di educazione finanziaria incida sui sistemi economici, determinandone maggiore efficienza, competitività e innovazione. L’attuale scenario di riferimento ha posto sempre più al centro dell’attenzione il rapporto tra finanza e cittadini e, di conseguenza, la relazione tra conoscenza economica e responsabilità individuale. Per tale motivo l’educazione finanziaria – da materia per addetti ai lavori è diventata una competenza di base – e si è evoluta nel più ampio e generale concetto di “cittadinanza economica, che è strettamente connesso ai temi della legalità, della corretta percezione del valore del denaro e della responsabilità sociale, comprendendo quell’insieme di conoscenze, capacità e competenze che permettono al cittadino di divenire agente consapevole nell’arco della propria vita economica e sociale, al pari dell’educazione civica.Purtroppo in Italia ci sono ancora molte lacune in termini di diffusione delle conoscenze economiche di base, come dimostrano i risultati di diverse rilevazioni e ricerche.Il World Competitiveness Index colloca l’Italia al 44° posto per diffusione dell’educazione finanziaria e ultimo tra i Paesi del G8; l’analisi Standard & Poor’s Global FinLit Survey dà un quadro del livello di diffusione dell’educazione finanziaria che, solo nei Paesi del G7, varia da una percentuale del 68% del Canada al 37% dell’Italia.L’IGCF (Indice globale di competenza finanziaria) elaborato da un team interaccademico composto da docenti dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, dell’Università degli Studi di Milano Bicocca e dell’Invalsi, colloca il livello medio di competenza finanziaria degli italiani tra il 5 e il 6, su una scala da 0 a 10.Guardando al mondo scolastico dai dati dell’indagine OCSE PISA , che nel 2012 ha coperto 18 Paesi e un campione di quasi trentamila quindicenni, emerge come l’analfabetismo finanziario dei nostri ragazzi tocchi livelli significativi, con oltre la metà degli studenti che si attesta su un livello di comprensione dei meccanismi economici e finanziari ben al di sotto della media degli altri Paesi. Inoltre l’educazione finanziaria non è presente nei programmi scolastici curricolari sebbene vi siano diversi enti pubblici e privati che propongono programmi didattici nazionali in collaborazione con il Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca (Banca d’Italia, Agenzia delle Entrate, Guardia di Finanza e Fondazione per l’Educazione Finanziaria e al Risparmio).