Audizione del Direttore generale ABI Giovanni Sabatini
Commissioni speciali per l’esame di atti del Governo
della Camera dei Deputati e Senato della Repubblica
16 aprile 2013
Signori Presidenti e Onorevoli Deputati e Senatori,consentitemi di ringraziarvi per la possibilità concessa all’ABI di esprimere il proprio punto di vista su un provvedimento di grande interesse e portata per l’economia italiana e le sue imprese.Ci preme sottolineare preliminarmente che condividiamo l’indirizzo del Governo di iniziare a sanare, ancorché parzialmente, l’anomalia costituita da una così rilevante massa di debiti delle Pubblica amministrazioni (91 miliardi secondo le ultime stime di Banca d’Italia, inclusive di circa 11 miliardi di crediti già ceduti pro-soluto – e quindi già inclusi nel debito pubblico – e di circa 67 miliardi di debiti commerciali in senso stretto, generati cioè da operazioni di natura corrente e come tali già inclusi nel deficit pubblico ma non nel debito pubblico). Il documento è diviso in due sezioni: una prima che richiama aspetti di natura più macro e di contesto e una seconda che espone in dettaglio valutazioni, e talvolta anche dubbi e perplessità, su alcuni profili micro del decreto 35/2013.
Il contesto macro in cui si inserisce il Dl 35/2013
Il decreto legge oggetto della presente Audizione – finalizzato allo sblocco di una prima, parte dello stock di crediti vantati dalle imprese nei confronti della Pubblica amministrazione – cade in una fase economica contrassegnata da rilevanti difficoltà. Gli ultimi dati Istat oltre a certificare che la caduta del 2012 si è cifrata in -2,4 punti di Pil, evidenziano come gli effetti avversi che la dinamica delle attività produttive dello scorso anno avrà sull’anno in corso (effetto di trascinamento) è di 1 punto di Pil. Nel complesso appare realistica la nuova stima prospettata per il 2013 dal Documento di economia e finanza (Def) varato la scorsa settimana con la quale si fissa nel -1,3% la variazione di prodotto.
Per quanto riguarda il 2014 il Governo valuta l’impatto delle nuove misure su quell’anno in 7 decimi di prodotto e fissa così un tasso di recupero del prodotto dell’1,3%. Essendo molti ancora gli elementi di incertezza su alcuni aspetti operativi dell’operazione iniziale di sblocco dei crediti (vedi oltre) – e quindi sulla reale portata quantitativa del provvedimento – non è facile valutare gli effetti di una operazione finanziaria che in condizioni economiche normali non avrebbe, probabilmente, impatti reali particolarmente forti. Sta di fatto che le condizioni della nostra economia sono lungi dall’essere normali e si situano invece sulla frontiera dello stress: a) difficilissimo è lo stato della liquidità in cui versano soprattutto le piccole e medie imprese, che dovrebbero essere poi le principali beneficiarie del provvedimento; b) molto difficili sono le condizioni di operatività delle banche per la normale erogazione del credito, anche per il forte incremento delle sofferenze e delle altre partite deteriorate; c) estremamente deteriorate sono le condizioni del mercato del lavoro sul quale si evidenziano – trimestre dopo trimestre – cospicui aumenti del numero dei disoccupati. Abbiamo sollecitato quindi lo sblocco dei crediti delle Pa quale fattore decisivo per dare impulsi espansivi importanti.
Forte è da questo punto di vista la nostra richiesta che si creino presto le condizioni per cui – nell’ambito di una manovra che come quella varata dovrà preservare gli obiettivi di finanza pubblica concordati in sede europea – l’intero stock di debiti pregressi possa essere liquidato tal che ci si incammini lungo quel sentiero di normalità auspicato anche dalla Direttiva europea accolta, peraltro in anticipo rispetto ai tempi, dal nostro ordinamento alla fine dello scorso anno.
Le misure contenute nel decreto rappresentano peraltro una occasione per accrescere la trasparenza dello stato della finanza pubblica e confermare la logica sanzionatoria per gli enti non virtuosi; è da valutare dunque positivamente il fatto che l’operazione di liquidazione dei debiti implichi un percorso di rientro delle amministrazioni inadempienti e quindi un meccanismo che tende a riprogrammare la “spesa nel tempo”.