(17 gennaio 2014) Nell’ottava tappa a Sondrio del Road Show Italia dell’ABI, analisi e dati complessivi di tutte le iniziative per famiglie e imprese nella crisi tra moratorie alle rate, finanziamenti agevolati e plafond per investimenti e sviluppo. La fotografia del settore bancario regionale nel quadro economico del territorio che risente della mancata crescita generale
Ammontano ad oltre 5,3 miliardi di euro le quote di debito residuo sospese a Pmi e famiglie in Lombardia, dal 2009 ad oggi, con le varie moratorie sulle rate dei finanziamenti per affrontare il protrarsi della crisi economica. A questo quadro vanno aggiunti:
- i dati in via di elaborazione dell’Accordo per il credito 2013, tra l’ABI e le altre Associazioni di impresa e operativo da settembre 2013;
- gli 823 milioni di euro dal Plafond Progetti Investimenti Italia, previsto nello stesso Accordo per il 2013;
Questo il focus specifico su tutte le iniziative messe in campo, nel corso della crisi, dal mondo bancario con Istituzioni, Associazioni di impresa e Associazioni dei consumatori attraverso moratorie alle rate, finanziamenti agevolati e plafond per investimenti e sviluppo. I dati sono stati presentati nel corso dell’incontro di sabato 18 gennaio a Sondrio, ottava tappa – dopo Modena – del Road Show Italia. Iniziativa avviata dall’ABI per raggiungere i territori, attraverso un modello di partecipazione diretta, e “spiegare” da vicino cosa fanno ogni giorno le Banche per il Paese.Prosegue la fase di indebolimento delle attività produttive in Lombardia: le difficoltà congiunturali, iniziate nella seconda metà del 2011 in conseguenza delle tensioni sul debito sovrano e delle manovre di consolidamento fiscale, si sono intensificate nell’ultimo biennio. La recessione si è sentita in particolar modo nell’industria e nel comparto delle costruzioni. Nell’industria, i cali produttivi sono stati eterogenei tra province, anche per effetto della diversa specializzazione settoriale. Nel 2012 l’unico stimolo alla crescita era venuto dalle esportazioni (+3,7% la variazione annua), che però si è annullato nel 2013 (-0,1% nei primi nove mesi del 2013).In questo scenario, il mondo bancario – legato alla sua essenza prettamente commerciale – sconta gli effetti delle fragilità del sistema produttivo e dei problemi della mancata crescita. Infatti, l’espansione del credito trova un vincolo spesso insormontabile nel fortissimo aumento del costo del rischio, con il risultato che in Lombardia ad ottobre 2013 il rapporto sofferenze/impieghi ha raggiunto il 6,6%, con sofferenze per oltre 30,3 miliardi di euro (7,8% il rapporto sofferenze/impieghi della media nazionale; 6,8% nell’Italia Nord-Occidentale).
Imprese
In questa fase di crisi, il consolidamento del rapporto tra banche e imprese ha prodotto risultati importanti: l’Avviso comune per la sospensione dei mutui ha rappresentato la prova più tangibile di quanto le banche siano vicine alle imprese. Con le “Nuove misure per il credito alle Pmi”, avviate a febbraio 2012, le banche a livello nazionale hanno sospeso 114.000 finanziamenti a livello nazionale (che si aggiungono ai 260.000 dell’Avviso comune scaduto il 31 luglio 2011), pari a 34,9 miliardi di debito residuo (in aggiunta ai 70 miliardi dell’Avviso comune) con una liquidità liberata di 5,4 miliardi (oltre ai 15 miliardi di euro con l’Avviso comune).In particolare, in Lombardia attraverso l’Avviso comune sono state accolte 76.094 domande di sospensione per un ammontare della quota sospesa di 4 miliardi di euro; con le Nuove misure per il credito alle Pmi sono state accolte 22.424 domande di sospensione per un ammontare della quota sospesa di 1,1 miliardi di euro.Sempre nell’ambito dell’Accordo “Nuove misure per il credito alle Pmi”, da gennaio 2013 è pienamente operativa l’iniziativa “Progetti investimenti Italia” avviata da ABI e tutte le Associazioni rappresentative del mondo imprenditoriale (alla presenza del Ministero dell’Economia e delle Finanze e del Ministero dello Sviluppo Economico) al fine, tra l’altro, di favorire la crescita degli investimenti delle imprese. Si tratta di un Plafond complessivo di 10 miliardi di euro rivolto alle Pmi, in bonis, che vogliano effettuare investimenti in beni materiali e immateriali strumentali all’attività di impresa. In Lombardia, a novembre 2013, sono stati erogati 3.052 finanziamenti per 823,4 milioni di euro pari al 33% del totale nazionale.
Famiglie
Con la moratoria dei mutui alle famiglie, dal periodo di avvio della sospensione del rimborso delle rate di mutuo sino a marzo 2013, le banche hanno sospeso circa 98.781 mutui, pari a 10,9 miliardi di debito residuo con una liquidità liberata di 690 milioni di euro. In Lombardia i contratti di mutuo che hanno usufruito di questa opportunità sono stati 18.297. Ciò significa una liquidità in più per le famiglie sul territorio colpite dalla crisi pari a 119 milioni di euro, circa il 18,7% dell’ammontare complessivo sospeso.
Nel frattempo, da maggio 2013, è pienamente operativo il Fondo di solidarietà per l’acquisto della prima casa, iniziativa che rappresenta la misura pubblica di raccordo con la moratoria dell’ABI concordata con le Associazioni dei consumatori e portata avanti dal 2010. Ad oggi, a livello nazionale sono 10.350 le famiglie che hanno potuto sospendere per 18 mesi il pagamento delle rate dei mutui, per un controvalore di 988,5 milioni di euro di debito residuo. In Lombardia si tratta di 2.081 famiglie, per un controvalore di circa 217,5 milioni di euro di debito residuo.
Banche in lombardia
La struttura del settore bancario regionale, secondo i dati più recenti, vede attive sul territorio 225 banche per un totale di 6.209 sportelli. Gli Atm (sportelli bancomat) sparsi sul territorio sono 8.127 unità; i Pos (apparecchiature necessarie per pagare con il Bancomat direttamente nei negozi) 253.696. Nella regione i lavoratori bancari sono il 26,6% del totale nazionale di settore che ha toccato le 320.000 unità.
Fattore sicurezza
Diminuiscono le rapine in banca in Lombardia. Nel 2012, infatti, sono stati 183 i colpi allo sportello fatti nella regione contro i 243 del 2011, con un calo del 24,7%. È questa la fotografia che emerge dai dati dell’Ossif, il Centro di ricerca ABI in materia di sicurezza. Per prevenire ulteriormente il fenomeno è necessario continuare a lavorare su quattro direttrici fondamentali: ridurre l’ampia circolazione di contante che ancora caratterizza l’Italia, in ritardo nell’utilizzo degli strumenti di pagamento elettronici; adottare sistemi di sicurezza sempre più evoluti e all’avanguardia; monitorare in modo sistematico gli eventi criminosi; proseguire nella formazione del personale di sportello. In Italia, la gestione del denaro contante costa circa 10 miliardi di euro l’anno al Sistema-Paese. Di questi, due terzi pari a 7,1 miliardi sono a carico delle imprese, mentre un terzo pari a 2,8 miliardi grava sui bilanci del mondo bancario. A questa somma vanno aggiunti gli alti costi sostenuti ogni anno dalla Pubblica Amministrazione.