(13 dicembre 2016) Rapporto ABI 2016: banche italiane alle prese con riorganizzazioni aziendali e interventi strutturali. Primario rafforzare i livelli competitivi per continuare a sostenere la ripresa. Ma serve armonia di regole in Europa e stabilità dei requisiti patrimoniali
In un contesto di crescenti tensioni politiche e geopolitiche, gli ultimi mesi del 2016 fanno registrare elementi favorevoli di ritorno alla crescita: tra questi gli immediati positivi effetti del quantitative easing della Bce. In particolare, nell’Area dell’euro gli indicatori congiunturali prefigurano uno scenario di crescita stabile seppur modesta e di inflazione in graduale recupero, ma ancora troppo bassa.
Dal lato del mondo bancario italiano va considerato che l’innovazione tecnologica, i nuovi modi di fare banca e la spinta iper regolatoria dell’Unione Europea hanno richiesto, e richiederanno in futuro, riorganizzazioni aziendali e interventi strutturali. Ciò di fronte a profondi cambiamenti del modo di relazionarsi con la clientela, attraverso il potenziamento di canali innovativi che utilizzano le nuove tecnologie e modificano, riducendola, la funzione della rete tradizionale, con conseguente progressiva diminuzione del numero degli sportelli fisici. In questa cornice, le banche hanno effettuato sforzi straordinari, senza ricorrere mai a fondi pubblici, con grandi accantonamenti a fronte dei costi della crisi e con aumenti di capitale, in attesa che un’adeguata redditività bancaria favorisca circuiti virtuosi.
Questa la sintesi della ventiquattresima edizione del Rapporto ABI 2016 sul mercato del lavoro nell’industria finanziaria, presentato a Milano dal Presidente dell’ABI, Antonio Patuelli, che fornisce un quadro della posizione competitiva del settore bancario italiano attraverso l’esame di numerose informazioni riferite alle risorse umane, alla loro gestione e al relativo costo.
Nel settore del credito italiano la stabilità del posto di lavoro si conferma valore fondamentale con un’incidenza del 99% dei contratti a tempo indeterminato (compresi gli apprendisti). Nonostante la lunga scia della crisi e gli scenari organizzativi e prospettici, il settore ha contenuto la contrazione degli organici nel biennio 2014-2015 (circa -0,8%). Tra le principali caratteristiche del personale bancario si evidenziano anche la qualità professionale in costante crescita (con il 37,8% di laureati) e il continuo aumento del personale femminile (45% sul complesso dei dipendenti).
Per quanto riguarda l’analisi del posizionamento delle banche italiane in Europa, continuano a sussistere squilibri sul lato dei costi che penalizzano la competitività. In questo senso, focalizzando la visuale sui gruppi bancari a prevalente vocazione nazionale, emerge che il costo del lavoro unitario, pari ad oltre 73 mila euro a fine 2015, si presenta in calo rispetto al 2014 ma ancora superiore alla media europea di circa 68 mila euro. Anche esaminando il rapporto fra costo del personale e margine di intermediazione il divario tra gruppi bancari italiani e media europea resta ancora molto elevato e pari a oltre 6 punti percentuali (35,2% contro 29% medio europeo). Ancora più significativo è il gap con i concorrenti, ove si consideri il rapporto fra costi operativi e margine di intermediazione: gli intermediari creditizi italiani, infatti, con un indice del 67% si distanziano per 9 punti percentuali rispetto alla media europea del 58%.
Questi risultati discendono dalle difficoltà nelle quali continuano ad operare le banche, poste di fronte ad importanti mutamenti strutturali connessi con il cambiamento tecnologico, l’evoluzione del mercato dei capitali e le incertezze derivanti dall’evoluzione in corso del quadro delle regole e di vigilanza. È condizione fondamentale per il recupero di redditività il completamento del processo di armonizzazione delle regole iniziato con l’Unione bancaria europea, assicurando norme identiche per tutte le banche vigilate, senza privilegi per alcuno, uguaglianza dei punti di partenza nella competizione di mercato e stabilità dei requisiti patrimoniali bancari prospettici che non possono cambiare di continuo.
Alla presentazione dei principali risultati emersi da parte degli autori – Giancarlo Durante, Direttore centrale ABI e Responsabile della Direzione sindacale e del lavoro e Luigi Prosperetti, ordinario di Politica economica presso l’Università degli Studi di Milano – sono seguiti gli interventi di Eliano Omar Lodesani, Presidente del Comitato Affari Sindacali e del Lavoro di ABI e di Adalberto Alberici, Ordinario di Economia degli intermediari finanziari presso l’Università degli studi di Milano e docente senior presso la Sda Bocconi.