Vigilanza prudenziale sugli enti creditizi | [07/11/2012]

Audizione del Direttore generale ABI, Giovanni Sabatini
VI Commissione Finanze del Senato della Repubblica
7 novembre 2012

​Signor Presidente, Onorevoli Senatori, vorrei innanzitutto ringraziarVi dell’invito a presenziare a questo ciclo di audizioni dedicato alle nuove proposte per consolidare l’unione economica e monetaria dell’Unione europea. Per l’Associazione bancaria italiana è un onore poter essere ascoltata su temi di grande rilevanza per le prospettive economiche del Paese; e non vi è dubbio che le proposte di cambiamenti regolamentari di fronte ai quali oggi ci troviamo vadano considerati con grande riguardo per le possibili ricadute sulla stabilità finanziaria dello Stato e, di conseguenza, sulle fonti di finanziamento di famiglie e imprese e quindi sulla crescita economica. Con la Banking union si vuole creare un meccanismo unico di supervisione (sistema europeo di vigilanza) in grado di prevenire le crisi bancarie e laddove si verifichi la crisi di una istituzione  intervenire in modo che la crisi non si propaghi fino a divenire sistemica. Quattro sono dunque i pilastri su cui poggia il sistema: le regole, la supervisione, la garanzia dei depositi, il meccanismo di risoluzione delle crisi. Poiché le regole, sulla base delle direttive sono già armonizzate, la proposta di unione bancaria si focalizza sulla centralizzazione della vigilanza, su un meccanismo di risoluzione delle crisi e su un sistema di garanzia dei depositi. Occorre essere consapevoli che creare un unione bancaria è un passo di grande rilievo con maggiori implicazioni non solo rispetto all’integrazione finanziaria dei paesi dell’area Euro ma anche rispetto alle finanze pubbliche, alla governance europea e, in ultima analisi, all’integrazione politica. L’unione bancaria non puo’ essere considerata come disconnessa dall’unione fiscale e dall’unione politica non e’ solo un problema tecnico.  A titolo di esempio è il tema dell’assicurazione dei depositi. Il fondo di garanzia dei depositi – necessario per evitare i cd bank run – indipendentemente dalle caratteristiche e dalle dimensioni per essere in grado di svolgere la sua funzione deve avere qualche forma implicita o esplicita di garanzia pubblica poiché in casi estremi di crisi potrebbe non essere capiente. E’ evidente allora che se parliamo di un fondo di garanzia europeo viene immediatamente in campo il tema della ripartizione delle perdite e di una loro eventuale mutualizzazione tra gli Stati membri partecipanti. E’ allora di tutta evidenza la necessità di una forte volontà politica a sostegno di questo progetto. Un’ulteriore considerazione preliminare riguarda gli obiettivi che con il progetto di banking union si intendono perseguire: 

  • garantire la stabilità monetaria nell’area dell’Euro 
  • preservare l’integrità del mercato unico

I due obiettivi macro riguardano due diversi insiemi di Stati membri, infatti il primo riguarda solo i paesi dell’area Euro, il secondo invece tutti i 27 Paesi dell’Unione europea. Da ciò deriva anche che, in alcuni casi, i due obiettivi possono non essere perfettamente in linea tra loro. Da ciò deriva anche che a seconda dell’ambito geografico (solo paesi dell’Area euro, ovvero tutti i 27 stati membri dell’Unione Europea) sul quale l’Unione bancaria estenderà i suoi (positivi) effetti vi saranno ordini differenti di problemi da risolvere. Ho organizzato la mia relazione in tre parti, a cui seguono brevi conclusioni. Nella prima parte ricorderò – brevemente – le lacune del quadro regolamentare comunitario che, nonostante la recente riforma dell’architettura di vigilanza europea, necessitano di essere colmate per preparare il terreno all’ambizioso progetto dell’unione bancaria. Ripercorrerò poi l’iter del pacchetto di proposte presentato dalla Commissione europea, sottolineandone ad un tempo i mutamenti intervenuti, i punti problematici ancora aperti e le possibili soluzioni maturate in ambito interassociativo. Svilupperò infine qualche considerazione sulle riforme che dovranno essere perseguite per completare l’unione bancaria.

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Audizione del Direttore generale ABI alla VI Commissione Finanze del Senato

La sfida della ripresa poggia sul risparmio | [31/10/2012]

Intervento del Presidente ABI, Giuseppe Mussari
88° Giornata mondiale del risparmio
31 ottobre 2012

Quadro europeo
Dopo una prima fase in cui la crisi sovrana aveva violentemente colpito gli emittenti con i conti pubblici più fragili, a partire dalla scorsa primavera il prezzo del rischio associato a ciascun Paese ha iniziato a riflettere da un lato una componente specifica e dall’altro una componente comune all’intera Area euro. Il pericolo di una vera implosione della moneta unica è stato concreto.Pur in un quadro che permane esposto ad oscillazioni di umore da parte dei mercati, a partire dal vertice europeo di fine giugno la componente di spread legata al rischio comune è andata riducendosi. Ciò malgrado il differenziale tra Btp e Bund rimane ancora influenzato da fattori estranei ai fondamentali del Paese, fattori che recenti analisi di Banca d’Italia e Consob determinano in 150-200 punti.Detto differenziale era  progressivamente diminuito, fino a toccare nelle scorse settimane i  310 punti base, e ciò grazie alle iniziative del Governo e del Parlamento che hanno evitato la catastrofe. Negli ultimi giorni assistiamo ad un nuovo incremento che deve farci riflettere in ordine alla fragilità del quadro di riferimento e alla necessità di mantenere ferma la barra sugli impegni assunti dal nostro Paese.Il severo controllo degli equilibri di finanza pubblica (Fiscal compact); l’azione di stimolo alla crescita, che ci auguriamo diventi sempre più efficace (Growth compact); il deciso intervento per stroncare la perversa interazione tra rischio sovrano e rischio bancario (Banking Union), sono le misure che l’Europa ha adottato a complemento  degli sforzi di ogni singolo Stato membro.Queste decisioni sono state accompagnate e rafforzate, agli inizi di settembre, dalla decisione della Banca centrale europea di predisporre un programma di acquisti illimitati di titoli dei Paesi in difficoltà. La decisione è stata opportuna e rispettosa del mandato: le operazioni proposte, per caratteristiche e modalità di attuazione, sono necessarie a ripristinare il corretto meccanismo di trasmissione degli impulsi di politica monetaria.Il nostro Paese molto ha fatto e molto potrà e dovrà ancora fare. Il lavoro non è terminato. Non ci mancano i punti di forza su cui costruire la nostra riscossa, a partire dal ricchezza finanziaria e dal risparmio che oggi solennemente celebriamo. 

Il risparmio, punto di forza del Paese
Prima della crisi finanziaria la ricchezza netta (attività finanziarie e reali meno passività finanziarie) delle famiglie italiane in rapporto al reddito disponibile era pari a 8,1, oggi è pari a 8, un dato sostanzialmente stabile. Nello stesso arco di tempo le famiglie inglesi e americane hanno presentato una riduzione del loro grado di patrimonializzazione, pari all’intero ammontare del loro reddito. Nel 2007 le nostre famiglie presentavano un rapporto ricchezza/reddito alto ma inferiore a quello riscontrabile in Spagna e Regno Unito, oggi presentano il valore del rapporto più alto tra i paesi considerati. Purtroppo, molta parte della tenuta del rapporto dipende dal modesto andamento del reddito (denominatore). Dobbiamo dunque essere consapevoli che l’accumulazione di risparmio dipende dalle capacità di crescita e che il presidio ultimo del nostro risparmio sta in uno sviluppo più elevato e duraturo. I dati Eurostat indicano che il tasso di risparmio effettivo, pari al 16% del reddito disponibile fino a tutto il 2007, risulta ora di 4 punti più basso. Minore capacità di risparmio delle famiglie italiane vuol dire anche minore capacità per le banche di finanziare con risorse nazionali e stabili l’attività di investimento delle imprese.

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Intervento del Presidente ABI alla 88° giornata mondiale del risparmio

Legge di stabilità 2013 | [24/10/2012]

Audizione del Direttore generale ABI, Giovanni Sabatini

Commissioni Bilancio della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica

24 ottobre 2012

​Premessa

Il disegno di legge di stabilità per il 2013 è lo specchio della difficile situazione che sta attraversando il Paese e delle contraddizioni che rendono impervia  la via della  ripresa dell’economia nazionale. Le misure dirette al reperimento di entrate erariali che dovrebbero sostenere il rilancio delle imprese del Paese finiscono per togliere risorse a settori che per loro natura e funzione alimentano la vita stessa delle imprese: le famiglie, da un lato, e le banche, dall’altro.
Le banche sono gravate da nuove forme di aumento della pressione fiscale per oltre 5 mld di euro nel quinquennio 2013-2017 (stime che dalle prime analisi si presentano ben superiori a quanto indicato prudenzialmente nella relazione tecnica di accompagnamento), a detrimento delle risorse disponibili per il finanziamento non solo delle imprese ma anche di quelle stesse famiglie che hanno esaurito le proprie capacità di spesa. La strada per la ripresa si conferma un percorso in salita.  

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Audizione del Direttore generale ABI alle Commissioni Bilancio riunite di Camera e Senato

Accesso delle imprese al credito | [23/10/2012]

Audizione del Presidente ABI, Giuseppe Mussari
X Commissione Industria, commercio e turismo del Senato della Repubblica
23 ottobre 2012

Premessa
L’Associazione Bancaria Italiana ha accettato l’invito a presenziare a questa Audizione con grande piacere. Intendo approfittare dell’occasione per fornire un aggiornamento del quadro delineato in occasione di un analogo incontro avvenuto ormai oltre un anno fa, il 28 Giugno 2011. Mi propongo, pertanto, di illustrare il quadro dell’evoluzione del contesto di riferimento, macroeconomico e regolamentare, nell’ambito del quale operano le banche, anche nell’ottica di aprire una riflessione sul ruolo delle imprese bancarie nell’economia italiana, la cui percezione è oggi, a mio avviso, fortemente distorta.Ritengo, infatti, che sia opportuno far crescere la consapevolezza sugli stretti legami tra il ruolo delle banche e gli sviluppi correnti dello scenario di contesto  macroeconomico e regolamentare che rischiano di ridurre ulteriormente, in una prospettiva di medio termine, le possibilità di finanziamento dell’economia e che si configurano pertanto come criticità non soltanto per le banche in quanto tali, ma per l’intera economia nazionale. Credo, in particolare, che questa sia una utile occasione per segnalare alla Commissione di cui oggi siamo ospiti come le imprese bancarie stiano affrontando notevoli difficoltà generate da un difficile quadro reddituale sottoposto come esso è alle forti restrizioni dei ricavi e alle contestuali pressioni del costo del rischio (connesso alla recessione) e dei costi operativi e dell’imposizione fiscale. Il permanere (per lungo tempo) di questo quadro potrebbe mettere in dubbio la capacità delle imprese bancarie di mantenere la loro riconosciuta solidità patrimoniale e quindi di continuare a svolgere il loro ruolo a favore di imprese e famiglie. La volontà delle banche italiane è quella di mantenere ferma la propria natura. A tal fine ci aspettiamo che il contesto istituzionale e politico recepisca le preoccupazioni di cui sopra che devono diventare a nostro avviso preoccupazioni delle classi dirigenti del nostro Paese.  Ciò premesso vorrei procedere con ordine e tracciare prima un quadro generale entro cui inserire poi alcune questioni specifiche. Toccherò quindi fondamentalmente quattro punti: 

  • gli sviluppi di mercato e del contesto macro finanziario;
  • gli  andamenti del credito e dell’attività bancaria;
  • le iniziative delle banche a supporto dell’accesso al credito;
  • l’influenza del quadro regolamentare sul ruolo delle banche.

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Audizione del Presidente ABI alla 10° Commissione Industria, commercio e turismo del Senato

Pensionamento flessibile e solidarietà intergenerazionale | [03/10/2012]

Audizione ABI sul disegno di legge n. 3181

11^ Commissione Lavoro, previdenza sociale del Senato

3 ottobre 2012

Premessa

ABI desidera anzitutto esprimere, a codesto autorevole Collegio, la propria gratitudine per l’opportunità di partecipare alla presente Audizione sul ddl n. 3181 “Interventi a sostegno del pensionamento flessibile e della solidarietà intergenerazionale”, provvedimento che prefigura misure largamente apprezzabili in linea con le evoluzioni più recenti dell’ordinamento giuslavoristico. In tal senso Abi auspica che la Commissione possa promuovere una accelerazione dell’iter parlamentare del ddl, con l’obiettivo della sua traduzione in legge entro l’attuale legislatura.Si tratta di un provvedimento presentato ed elaborato da taluni autorevoli parlamentari già nel febbraio scorso, all’indomani di una riforma pensionistica (legge n. 214/2011), la quale, se per un verso ha il pregio di muovere verso una sempre maggiore uniformità delle regole previdenziali applicabili alle varie categorie di lavoratori e di implementare l’obiettivo primario del contenimento della spesa pubblica, per altro verso determina pesanti irrigidimenti sul fronte del turn over della forza-lavoro, soprattutto in una fase in cui da una parte le aziende, e fra esse le banche, stanno varando forti ristrutturazioni organizzative e produttive per il superamento dell’attuale stato di crisi, dall’altra la disoccupazione giovanile sta registrando preoccupanti ed inaccettabili alti livelli.Come noto, già nello scorso decennio, le banche hanno perseguito l’obiettivo di adeguare la produttività di sistema al contesto europeo, anche attraverso una politica di rinnovamento della forza lavoro: il tutto è stato possibile grazie all’utilizzo del Fondo di solidarietà di settore, costituito ai sensi dell’art. 2, comma 28 l. n. 662/1996, che ha consentito la gestione di esuberi aziendali senza generare tensioni occupazionali, in quanto gli interventi del Fondo si sono per lo più basati su misure di accompagnamento volontario alla pensione di lavoratori con requisiti di prossimità al relativo trattamento.Si consideri che ad oggi sono circa 40 mila i dipendenti bancari che hanno fruito delle prestazioni in parola, senza alcun aggravio per la finanza pubblica. L’utilizzo dello strumento ha altresì evitato che i dipendenti di settore ricorressero diffusamente all’indennità di disoccupazione nonostante le banche contribuiscano annualmente al suo finanziamento con oltre 200 mln, di fatto “a fondo perduto”.

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Audizione ABI all’11° Commissione Lavoro e previdenza sociale del Senato

Le proposte delle imprese per l’Italia l’euro e l’Unione europea | [01/08/2012]

E’ giunto il tempo delle azioni. La crisi che oggi viviamo è una crisi di fiducia nei confronti dell’Unione europea come entità politica e economica. Non è semplicemente la sommatoria delle difficoltà di alcuni dei suoi paesi membri. Per questo la risposta deve essere politica, europea ed unitaria, e andare nel senso di una scelta federale. E’ questo  il messaggio centrale del documento ‘’L’Italia e il futuro dell’euro e dell’Unione europea, le proposte delle imprese italiane’’, presentato il 1 agosto presso la sede dell’ABI. Hanno spiegato e illustrato l’iniziativa i vertici delle cinque associazioni d’impresa: Giuseppe Mussari (ABI), Paolo Garonna (Ania), Luigi Marino (Alleanza delle cooperative), Giorgio Squinzi (Confindustria), Giorgio Guerrini (Rete imprese Italia).Nei giorni successivi hanno aderito all’iniziativa anche Cia, Coldiretti e Confagricoltura.

In Italia è necessario adottare ulteriori riforme strutturali in grado di consolidare la credibilità del Paese e favorire la ripresa della competitività. L’Italia rappresenta a tutt’oggi la seconda piattaforma industriale d’Europa, e ha fondamentali ben più solidi di quelli che le vengono comunemente accreditati.Occorre creare un nuovo clima sociale che favorisca la cooperazione attiva e fattiva tra parti sociali e tra queste e il Governo e le forze politiche. Non vi è soluzione ai nostri problemi se non saremo in grado di affrontarli con logiche e soluzioni del tutto diverse rispetto al passato.È stato fatto molto, ma molto ancora resta da fare; perciò l’azione avviata è tutt’altro che compiuta.Le imprese italiane incoraggiano il Governo Monti a non desistere dal portare avanti, nella rimanente parte di questa legislatura, l’azione riformatrice già disegnata e a completare il difficile compito a cui è stato chiamato dall’intero Paese. Riaffermare questo impegno è necessario ogni giorno di più.Ma è soprattutto necessario prendere atto che le incertezze circa il percorso che il risanamento effettuato seguirà nel prossimo lustro impediscono di beneficiare nel breve termine dei frutti che le riforme già realizzate avrebbero potuto e potrebbero generare. In questo contesto non è più rinviabile – come richiesto autorevolmente  dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano – una riforma condivisa del sistema elettorale.E’ dunque urgente che i partiti che si sono meritoriamente assunti la responsabilità di sostenere il Governo Monti in primo luogo, ma anche tutti coloro i quali si candidano a governare il Paese, riaffermino in maniera solenne e congiunta l’adesione a pochi principi chiari e si impegnino, a rispettarli.Sul fronte della crescita, ci si dovrà in particolare concentrare su:

  • Innovazione e produttività. Per riportare l’Italia sulla strada di una maggiore crescita si deve puntare su politiche di sostegno all’imprenditorialità, attraverso la valorizzazione del patrimonio diffuso di impresa, dei nostri asset produttivi nell’ambito della catena globale del valore, della innovazione distintiva delle nostre produzioni, nel manifatturiero, nell’agricoltura, nell’agroalimentare, nel turismo, nella cultura e nell’ambiente, che dovranno essere sostenute con adeguate politiche di incentivazione basate su valutazioni ex ante ed ex post di efficacia e che prevedano la combinazione di strumenti strutturali fiscali e automatici con strumenti selettivi. Si dovrà aumentare la produttività di tutti i fattori, ridurre il cuneo fiscale e contributivo, collegare strettamente incrementi retributivi e incrementi di produttività rafforzando e rendendo strutturale la detassazione delle erogazioni per premi e straordinari.
    Si tratta con tutta evidenza di porsi l’obiettivo di definire una nuova matrice dei rapporti tra capitale e lavoro, dove il comune obiettivo del risultato aziendale, faccia premio su ogni contrapposizione ideologica.
    Serve anche una maggiore collaborazione tra le imprese, anche attraverso il contratto di rete che va rafforzato ed incentivato. Ciò potrà favorire anche un migliore rapporto con le imprese bancarie.
  • Liberalizzazione e semplificazione. Per incrementare la produttività è indispensabile creare un ambiente favorevole all’impresa e puntare sulla concorrenza, rimuovendo i fattori che la ostacolano. Tra questi vi è una regolazione elefantiaca e inefficiente dello Stato in economia: una burocrazia soffocante, e la lentezza della macchina giudiziaria. Si deve puntare a combattere la cattiva burocrazia e a semplificare i rapporti tra imprese e PA, partendo dalla revisione delle regole – complesse, contraddittorie e incerte – uniformandole agli standard europei per finire con i comportamenti di chi è chiamato ad attuarle, con l’obiettivo di eliminare gli ostacoli agli investimenti privati e all’attrazione di investitori e capitali esteri.
  • Politica economica e infrastrutturale. Serve una politica economica focalizzata su pochi chiari obiettivi, coerenti con quelli concordati in ambito comunitario. Occorre anche delineare un programma nazionale delle infrastrutture più strettamente collegato alla pianificazione infrastrutturale europea e più attento alle esigenze locali di integrazione con le reti nazionali e internazionali. Una robusta accelerazione nell’utilizzo dei fondi strutturali europei, ed una loro eventuale riprogrammazione, possono mettere a disposizione di tali politiche parte delle risorse necessarie.

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Presentato in ABI un documento congiunto delle Associazioni per fronteggiare la crisi

La Relazione del Presidente dell’ABI | [11/07/2012]

52.ma Assemblea annuale degli Associati“Signori Rappresentanti degli Associati, Autorità, Rappresentanti delle Istituzioni, della politica e dell’economia, Signore e Signori, rivolgo il mio saluto e ringraziamento a quanti hanno voluto accettare il nostro invito ad assistere alla cinquantaduesima edizione dell’Assemblea dell’Associazione Bancaria Italiana. Un particolare e cordiale benvenuto va al Presidente del Consiglio e Ministro dell’economia, Prof. Mario Monti, e al Governatore della Banca d’Italia, Dottor Ignazio Visco. Vorrei rivolgere loro un caloroso e anticipato ringraziamento per le considerazionie le analisi che ci offriranno …”

” … Nelle settimane che hanno preceduto e seguito il vertice di Bruxelles del 28 e 29 giugno, sono state espresse autorevoli opinioni che vedono nel Presidente Monti e nell’azione del suo Governo un elemento di ritrovato equilibrio, per l’Europa e per l’Italia, su cui far leva per uscire insieme dalla crisi: le imprese bancarie italiane le condividono pienamente. Così come condividono quanto disse il Presidente dell’Acri Guzzetti al XXII Congresso di Palermo, nel ringraziare il Presidente Monti per aver restituito all’Italia il ruolo che le è proprio in Europa e nel mondo.Questo Governo non è mai stato “tenero” con le imprese bancarie, tanto che in ogni decreto legge abbiamo ritrovato misure nei nostri confronti certamente criticabili e che non trovano corrispondenze nel quadro normativo europeo, da ultimo l’accentramento ex abrupto delle tesorerie scolastiche. Ciò nonostante rinnoviamo all’Esecutivo il nostro pieno e convinto sostegno, sottolineando come i compiti che lo attendono e che attendono il Paese siano così impegnativi da rendere necessario il leale sostegno di tutti.Il sistema economico mondiale, l’Europa, e al suo interno l’Italia, sono affetti da una patologia grave che, anche se con intensità differenziata, ha la capacità di produrre esiti nefasti per tutti. Se non fossero contrastate con efficace prontezza, le conseguenze negative di una tale patologia non si limiterebbero alla sfera economica ma metterebbero a dura prova la coesione sociale e le forme democratiche degli Stati dell’Unione. Democrazia, infatti, oltre che regole è equilibrio economico e sociale; sarebbe un tragico errore immaginare che l’equilibrio democratico sia dato per sempre.Come ogni equilibrio è dinamico e ogni sua componente è necessaria al suomantenimento, la coesione sociale tanto quanto la stabilità dei conti pubblici. Occorre quindi perseguire all’unisono stabilità, crescita ed equità. Si tratta di una sfida del tutto inedita, che impone l’assunzione di nuove responsabilità alle parti sociali che dovranno saper coniugare, ancor di più che in passato, l’interesse dei rappresentati con l’interesse generale del Paese. Evitare ogni tentazione di scaricare sulle generazioni a venire lasoluzione dei problemi attuali è un obiettivo prioritario rispetto al quale tutti dobbiamo sentirci impegnati. La storia di questi anni ci insegna che il rinvio dei problemi, il loro occultamento attraverso la spesa pubblica, non fa che radicalizzarne i rischi e quindi il peso sociale degli stessi …”

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La Relazione del Presidente dell’Associazione bancaria, Giuseppe Mussari

L’agenda digitale del settore bancario italiano | [05/07/2012]

L’Agenda Digitale proposta dall’Associazione bancaria italiana rappresenta il contributo del settore bancario al programma di digitalizzazione del Paese. Le iniziative che vi sono contenute hanno l’obiettivo di contribuire ad accelerare questo programma facendo leva sul processo di digitalizzazione già in atto nell’industria bancaria e si inseriscono nel quadro delle iniziative programmatiche del Governo, favorendo positive ricadute sull’intera economia nazionale.

L’industria bancaria ritiene che gli obiettivi dell’Agenda digitale possano essere raggiunti solo se, attraverso un’azione concertata, tutte le parti interessate (Governo, Pa, imprese, …) sono disposte ad investire nella rimozione dei vincoli che oggi ostacolano la digitalizzazione dei settori economici del Paese. Dal lato suo, l’industria bancaria crede fortemente nei benefici derivanti dalla Digitalizzazione, come dimostrano gli sforzi messi in campo a livello associativo e i 20 miliardi di euro2 che, nell’ultimo quinquennio, le singole banche hanno investito per la dematerializzazione dei processi, l’introduzione di nuove tecnologie in filiale e la creazione di nuovi canali di relazione.Il presente documento si articola in 2 sezioni, con caratteristiche differenti:

  • Agenda Digitale del settore bancario italiano: in questa prima sezione sono descritte brevemente le iniziative promosse, i benefici attesi per il Sistema Paese e gli specifici interventi suggeriti.
  • Appendici – Modalità di attuazione delle iniziative dell’Agenda Digitale del settore bancario italiano: in questa sezione le iniziative vengono descritte con maggiore profondità, con riferimento specifico alla loro implementazione e ai successivi possibili sviluppi.

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Contributo del settore bancario italiano al programma di digitalizzazione del Paese

I tagli non sono una risposta | [30/06/2012]

Intervista a Francesco Micheli, Presidente del Comitato sindacale e del lavoro ABI
di Ildegarda Ferraro
 “Io sono ottimista anche se ogni giorno c’è un nuovo problema, perché sono sicuro che questo stato di cose non può durare. Credo in una coscienza sociale complessiva che è proiettata verso il futuro». Chi è ottimista, ma vede uno scenario in cui le difficoltà aumentano giorno dopo giorno, è Francesco Micheli, Presidente del Comitato sindacale e del lavoro dell’ABI, che ha guidato la delegazione per il contratto, oltre che banchiere impegnato in Intesa Sanpaolo …”

​”…c’è molto da fare. Dobbiamo passare dalle parole ai fatti. Far scendere il nuovo modello nella contrattazione di prossimità». E ancora: “I tagli non possono essere una risposta in sé. Il taglio va bene se è strumentale a superare dei momenti contingenti. Dopodiché si devono fare altre valutazioni. È il sistema organizzativo che entra in ballo. Quello che conta è trovare soluzioni coerenti con un mondo che cambia, in cui la vita diventa più lunga e occorre sapere mettersi sempre in gioco per affrontare il cambiamento ed essere pronti alle sfide nuove che ci aspettano”. Un anno duro alle spalle e un altro pesante davanti.Un contratto molto innovativo chiuso a gennaio, passato alle assemblee entro aprile, una lunga trattativa per la riforma del mercato del lavoro. In prospettiva davanti mesi difficili. Costante il confronto con il sindacato.«Nella gestione della trattativa sulla riforma del mercato del lavoro i sindacati hanno ottenuto grandi risultati. Da negoziatore devo dare atto che sono stati bravissimi e hanno portato a casa quanto potevano». È un giudizio su una trattativa specifica e recente, ma Micheli non ha mai lesinato i riconoscimenti alle controparti negoziali. Camicia bianca d’ordinanza, Micheli ha la reputazione di un negoziatore pragmatico, duro ma di grande equilibrio, uno che non gioca su più tavoli o che non punta a spaccare il sindacato.Dall’altra parte lo guardano con il rispetto che si ha per la controparte con cui confrontarsi ma in fondo anche comprendersi. Sarà che tutti aspiriamo a un «buon nemico per la vecchiaia» seguendo l’aforisma di Ennio Flaiano. Oppure potrebbe trattarsi di una forma particolare della sindrome di Stoccolma, per cui sequestrati e sequestratori si sentono legati da sentimenti positivi. Micheli è convinto che sia buona la prima, quella del «buon nemico per la vecchiaia».Mi è capitato di sentire raccontare da un sindacalista dei suoi trascorsi come giovane calciatore, dando di lui un’immagine diversa. Devo dire che vale anche il contrario, visto che l’ho sentito parlare di tempi eroici in cui lavorava in un’azienda nella Tiburtina Valley, dove si trovò a dover gestire tagli e licenziamenti di persone con cui aveva anche fatto i turni di notte. «Bisogna anche saper gestire il conflitto”.Ogni tanto emerge dalle strategie anche questo, ma è proprio di chi pensa che sia un’eccezione. Insomma, l’idea che se ne ricava è che per un negoziatore l’arte della guerra è di fondo l’arte della pace, dove quello che conta è negoziare bene per raggiungere un punto d’equilibrio stabile e conveniente per tutti.”

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Intervista di Francesco Micheli Presidente del Comitato sindacale e del lavoro ABI

Riforma del mercato del lavoro | [19/06/2012]

Audizione del Direttore generale dell’ABI, Giovanni SabatiniXI Commissione Lavoro pubblico e privato della Camera 
19 giugno 2012

Premessa

A tratto generale, riteniamo che il disegno di legge in discussione non risulti sufficientemente bilanciato sui due versanti: ad una significativa limitazione delle tipologie contrattuali più flessibili non fa riscontro un assetto altrettanto flessibile ed adeguato delle regole in uscita.Molte delle misure previste, infatti, si tradurrebbero in un aggravio di costi per le imprese, senza le auspicate facilitazioni sul piano delle politiche attive del lavoro e della flessibilità di utilizzo del personale. Sembra prevalere nell’impianto normativo un’impostazione “prescrittiva” che, inasprendo regole e controlli, rivela la diffidenza verso la capacità delle imprese di “autogestirsi” responsabilmente.La posizione complessiva di ABI sul testo della riforma è stata illustrata nell’audizione in Senato del 12 aprile ed è espressa nei dettagli nel documento presentato il 17 aprile 2012, insieme ad altre Organizzazioni datoriali: proposte che, salvo che per alcuni aspetti, non hanno trovato accoglimento e che, a nostro avviso, conservano ancora oggi la loro validità.Auspichiamo, pertanto, che codesta Commissione esprima una valutazione che tenga conto dell’assoluta necessità di non perdere un’ occasione storica per contribuire, con regole del mercato del lavoro efficaci e moderne, ad uscire dalla grave situazione di crisi economica ed occupazionale del nostro Paese.In questa Sede peraltro, tenendo doverosamente conto della fase  parlamentare nella quale si colloca l’odierna audizione e dell’urgenza più volte richiamata dal Governo di chiudere in fretta l’iter parlamentare, riteniamo opportuno limitare le nostre osservazioni ad alcuni obiettivi essenziali:

  • incrementare la flessibilità in ingresso con ulteriori interventi sui contratti di apprendistato, di inserimento/reinserimento, a tempo determinato;
  • chiarire, in tema di licenziamenti individuali per motivi economici, quanto meno, i criteri cui il giudice si dovrà attenere nella scelta fra indennizzo e reintegra, al fine di assicurare maggiore certezza nell’applicazione delle regole;
  • semplificare, in materia di licenziamenti collettivi, tempi e contenuti delle procedure previste dalla legge n. 223 del 1991, lasciando che, in caso di accertata illegittimità, operi una sanzione esclusivamente indennitaria;
  • rimodulare gli oneri contributivi a carico delle imprese per evitare riflessi negativi sull’occupazione e sul costo del lavoro in controtendenza rispetto agli scopi della riforma.

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Audizione ABI presso la Commissione lavoro pubblico e privato